Il principio di legittimità fra elettore ed eletto sembra che abbia cessato di esistere
Dall'avvento della politica partecipata, nel XVIII secolo, si è teso a creare dei sistemi che consentissero alla popolazione di esprimere una preferenza per una compagine politica determinando l'inclinazione politica del governo, della maggioranza parlamentare e la realizzazione di molteplici obiettivi di governo inseriti precedentemente nel programma dai candidati. In Italia, dall'avvento dell'utopia bipolarista e bipartitista, il principio di rappresentatività e del rapporto fiduciario elettore – eletto di fatto ha cessato di esistere. Espandendo questo ragionamento torna alla mente il sistema elettorale degli anni '80: un proporzionale senza alcuna soglia di sbarramento, con collegi plurinominali e presenza delle preferenze. Di sicuro un sistema elettorale fallace in quanto non ha mai consentito (se non in due soli casi) di produrre un governo solido che durasse in carica per l'intero mandato. Questo sistema elettorale, se da un lato è vero che non determinasse una salda maggioranza e stimolasse la proliferazione di piccoli partiti a semplice vocazione istituzionale, dall'altro c'è da ammettere quanto consentisse all'elettorato di sentirsi rappresentato vista la grande scelta tra le varie compagini politiche, mai raccolte in coalizioni, e vista la possibilità di scegliere il nome e cognome del candidato da sostenere tramite l'istituto della preferenza. Ed è proprio tale istituto che consentiva di creare il cosiddetto “rapporto fiduciario elettore-eletto” che faceva del neo-deputato un fermo punto di riferimento per l'elettore ed in caso di discrepanza tra promessa elettorale ed effettiva attività parlamentare il suddetto deputato vedeva scendere l'indice del suo gradimento fino a vedersi non riconfermato sullo scranno istituzionale. Negli ultimi anni, non solo abbiamo assistito ad un'involuzione del sistema elettorale, ma ci confrontiamo quotidianamente con degli impercettibili “colpi di mano” nei confronti della Costituzione che non possono sfuggire ad un osservatore della realtà politica che si rispetti: di fatto l'elaborazione del Porcellum sancì la scomparsa delle preferenze all'interno del sistema di voto, un particolare che mina le fondamenta della legittimità istituzionale di Deputati e Senatori e pone le basi per ampliare quel sistema clientelare interno ai partiti per la scelta delle graduatorie in lista elettorale. L'italicum sembra tendere verso la stessa direzione, una direzione che allontana sempre più elettore ed eletto rendendo consistente quella sensazione che porta a pensare che le due sfere esistano oramai su piani diversi e paralleli. Inoltre l'estrema fragilità istituzionale creata dal sistema elettorale definito dalla Corte Costituzionale come illegittimo ha consentito il proliferare di governi di larghissime intese, spesso più intenti a far quadrare un cerchio di nomine ed interessi che dedicarsi al bene del Paese, ed in questo piano la posizione del Presidente della Repubblica diviene per pura necessità prevaricatrice dei propri limiti costituzionali e parlamentari portando il sistema istituzionale “Italia” verso un presidenzialismo ante litteram. Inoltre c'è da certificare un dato oggettivo che risulta evidente: sono ormai tre i governi in cinque anni ad insediarsi senza il benchè minimo consenso popolare, approfittando delle pressioni delle istituzioni europee e delle incertezze istituzionali e costituzionali. Un dato che pone l'accento su uno dei problemi istituzionali e costituzionali degli ultimi anni: esiste un problema di legittimità ed il rapporto fiduciario tra elettore ed eletto risulta compromesso. Questo sacro rapporto sancito dalla Costituzione deve necessariamente essere ripristinato nel migliore dei modi possibili, perchè l'Italia nasce come democratica e soggetta al popolo sovrano, un popolo sempre più messo all'angolo e che supinamente subisce ciò che un parlamento costituzionalmente illegittimo decreta quotidianamente per il futuro del Paese.
CARLO COPPOLA
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