LEADER DI NESSUNA BASE



La politica negli ultimi anni riesce a essere la perfetta antitesi del gioco del calcio. In Italia ci sono 60 milioni di allenatori che discutono ogni singola e controversa scelta di tutti gli allenatori del Belpaese: da quello dei Pulcini del più sperduto paesino di montagna al Commissario Tecnico della Nazionale. Ogni italiano vorrebbe sedersi su quella panchina per fare un cambio diverso o per schierare in campo una tattica migliore.In Italia poi ci sono 60 milioni di politici, anzi di politicanti, perché solamente pochi decidono di rimboccarsi le maniche e provano a darsi da fare.
Tutti gli altri aspettano la “manna dal cielo”, aspettano il leader. Un leader che sia possibilmente fotogenico e burlone oppure urlatore e incazzato o meglio ancora giovane e magari anche, perché no, un po’ presuntuoso. Purtroppo l’italiano ha bisogno di qualcunoche gli dia delle certezze o per lo meno di qualcuno che gli faccia credere di avere delle certezze. Di un leader. Un leader, però, dovrebbe avere alle sue spalle non solo uno staff ma, e forse soprattutto, un “popolo” o come va di moda dire adesso di una base. Sfogliando rapidamente l’album con le facce degli odierni politici mi sento di escludere dalla categoria leader gli “eredi” di Berlusconi, che era quello fotogenico e burlone: Salvini, Alfano o Meloni. Non me ne voglia il buon Bruno Tabacci ma il suo Centro Democratico proprio non mi convince, così come ha rapidamente trovato la via discendente della parabola il Professor Mario Monti e poi Nichi Vendola, che nonostante gli sforzi per entrare in Parlamento si ritrova, politicamente parlando, con un pugno di mosche in mano.E allora mi rimangono solo due figurine: un giovane a tratti presuntuoso che è Matteo Renzi e un urlatore incazzato come Beppe Grillo.Entrambi giorno dopo giorno incarnano sempre più, nell'immaginario popolare, la figura del leader carismatico e risolutore di ogni tipo di problema. Renzi è diventato il più giovane Presidente del Consiglio della storia della  Repubblica Italiana. Lo è diventato senza che i cittadini potessero sceglierlo ed eleggerlo legittimamente “premier”, è stato incoronato da Giorgio Napolitano in onore di quel senso di responsabilità che sta diventando la palla al piede di questa nazione. Già, proprio la responsabilità che dovrebbe essere dote e virtù principale di ogni cittadino, e ancor più d’ogni politico, sta diventando un noioso impedimento.Perché responsabilità è diventata sinonimo di larghe intese e per forza di cose, anzi per forza d’interessi, è veramente difficile solamente tentare di cambiare le cose attraverso riforme condivise, che non hanno né uno stampo di destra nè uno stampo di sinistra. Ma sono senza dubbio riforme di responsabilità. Bah. E poi perché fare questo salto nell’Olimpo del potere senza passare dagli elettori? Senza passare da quelli stessi elettori che lo avevano invocato a gran voce durante le primarie del PD? Senza cercare consensi favorevoli da chi l’ha sempre visto con un occhio di riguardo, pur non avendo minimamente mai pensato di votare PD?
Magari sapremo le risposte a questi quesiti fra chissà quanti anni quando ormai, altri governi di “responsabilità”, ci avranno fatto persino dimenticare le domande.Magari non sapremo mai perché Renzi ha deciso di fare questa scelta rischiando seriamente di perdere tutto quel consenso che ha, nel corso degli anni, acquisito. Rischiando di perdere la parte di PD, quella Civatiana, che vorrebbe la parola “sinistra” non sempre accostata alla parola “centro”. E rischiando di perdere persino i voti di quei “giovani vecchi”, come Fassina, che non hanno digerito molto bene questa modalità autoritaria.
E poi c’è la figurina di Grillo, comico incazzato, urlatore sognante e “rivoluzionario” maleducato. E’ la figura più atipica di questa strana politica italiana degli ultimi anni. Sfacciatamente autoritario, pur negandolo sempre. Sfacciatamente contro ogni tipo di istituzione. Ha avuto la meglio in una votazione online sul suo blog, aperta ai soli iscritti, sulla cacciata dei quattro dissidenti, ma solamente dopo aver inviato un messaggio a ognuno dei potenziali votanti, chiedendogli di confermare la decisione dell’assemblea dei Parlamentari, ossia l’espulsione. Un leader dovrebbe riuscire a imporsi senza violenza, verbale o scritta che sia. Sta rischiando di compromettere lo strabiliante risultato di un anno fa. Sta rischiando di creare malumori incredibili all’interno del gruppo Parlamentare, che vorrebbe un minimo di autonomia decisionale. Sta rischiando di essere tacciato, ogni giorno di più, di autoritarismo. Un autoritarismo che qualcuno ha anche definito: “fascista”. Entrambi stanno rischiando di perdere la fiducia del loro popolo, la fiducia di coloro che li hanno fatti diventare così importanti, stanno perdendo la fiducia della loro base.

E un leader senza base non va da nessuna parte!


                                                                           DAVIDE FABI

1 commento:

  1. Queste sono le strategie dei "poteri forti" che mirano a dividere, illudere e controllare il popolo ignorante che, purtroppo dico, ignora che ormai non esiste piu un partito per il popolo e che nessuno farà nulla per uscire da questa tragica situazione, sono tutti controllati, tutti burattini. Una volta i politici, pur facendo sempre i fatti loro, chiedevano e avevano bisogno del consenso del popolo, quindi li vefevamo nelle piazze, li vedevamo aiutare la classe lavoratrice (la più nunerosa in Italia, ovvero l'italia stessa), oggi, visto il potere conquistato dietro l'indifferenza degli stessi cittadini che oggi si lamentano della trascuranza da parte dei politici dei probelmi che stanno mettendo in ginocchio questa nostra brlla nazione. Queste sono cose che dovrebbero sapere tutti ed è anche inutile ripeterle, serve piu interesse, piu collettivismo, amor di patria, interesse per il domani. Dobbiamo smettere di guardare a terra per paura di alzare lo sguardo e nom vedere un futuro!

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