Le elezioni europee sono ormai alle porte. E come ogni volta c’è campagna elettorale e (non) campagna elettorale. Se trent’anni fa le modalità di fare campagna elettorale erano pressoché omogenee adesso con un bipolarismo evoluto i modi sono ben distinti tra una forza politica e un’altra. Sono facilmente identificabili due filoni: quello dei partiti tradizionali e quello degli outsider.
Il Partito Democratico è forte della sua leadership nazionale, seppur con molte criticità e Forza Italia galvanizzata da un Berlusconi, che è la personificazione dell’Araba Fenice. Nonostante le spaccature nella destra italiana possiamo riconoscere in questi due schieramenti l’anima del bipolarismo. Bipolarismo quasi all’americana, due forze politiche che hanno deciso la strada da seguire anche in vista delle elezioni europee: il PD, entrato con vigore nel PSE per appoggiare la candidatura a Presidente della Commissione Europea di Martin Schulz, e Forza Italia, anima del PPE a sostegno di Juncker. I partiti tradizionali, storicamente i primi due per voti alle urne, sono i più sornioni. Praticamente inattivi fino a due settimane prima del voto, forti della spinta mediatica data dalle tribune elettorali e dai talk show ma soprattutto del simbolo. Il simbolo in un’epoca di crisi dei partiti continua a portare una fetta non indifferenti di voti. Per non dimenticare la forza economica, molto grande, che permette di tappezzare ogni singolo angolo del nostro Belpaese negli ultimi giorni di campagna elettorale.
Poi ci sono gli outsider, o presunti tali. Il MoVimento Cinque Stelle nell'ultimo anno si è affermato come vera forza in grado di contrastare i partiti ma viene da mesi caotici, dovuti a problemi interni, e soprattutto è alla prima prova europea, con il macigno di dover consolidare l’eccellente risultato dello scorso anno. Non si è ancora capito se concorreranno da soli o andranno a cercare consensi stranieri, voci di corridoio parlano della destra francese, antieuro e antieuropeista, di Marine Le Pen. Poi c’è la sinistra italiana, che cerca di raccogliere i cocci di un esperimento, quello di Ingroia e della sua Rivoluzione Civile, che dire fallimentare sarebbe un complimento e cerca di capire qual è veramente il ruolo di SeL che continua a fare la spola tra un PD sempre più accentrato e una sinistra sempre più lasciata alla deriva. Una sinistra che sembra abbia appoggiato il progetto de “L’altra Europa per Tsipras”, progetto ambizioso a sostegno del leader greco partito da numerosi intellettuali italiani.
Questi sono i principali outsider che sfidano i partiti tradizionali, che non possono competere con loro economicamente e mediaticamente (si intendono televisioni e testate giornalistiche, che sono i maggiori veicoli di informazione politica) così sono costretti ad inventare una campagna elettorale. Utilizzare mezzi e modalità alternative è l’unico modo per contrastare lo strapotere dei partiti. Quindi il web si fa veicolo di spot e articoli pungenti, che coinvolgano il lettore e lo inducano a votare, o per lo meno ad interessarsi a quel determinato progetto, e la piazza torna ad essere il luogo fulcro della campagna elettorale: il M5S memore delle piazze riempite da Beppe Grillo ad inizio 2013; la sinistra, forse nostalgicamente, cerca di riproporre quei comizi di piazza simbolo delle “volate” elettorali della Prima Repubblica.
Come sempre la verità è il punto d’incontro tra le due situazioni. Sarebbe bello vedere il Partito Democratico, Forza Italia e il Nuovo Centro Destra attivi fin da subito per veicolare i proprio elettori ad un voto consapevole e non restare in finestra ad aspettare gli ultimi giorni di campagna elettorale ma sarebbe altrettanto bello poter dare risalto alle liste e ai programmi “minoritari” sia sulle testate giornalistiche, sia nelle tribune elettorale, sia nei telegiornali.
DAVIDE FABI
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