Dall'instaurarsi dei regimi a suffragio, sia a
carattere universale che di carattere censitario, la ricerca del consenso da parte degli
attori politici ha occupato una posizione di primo piano.
In particolare, dall'avvento della democrazia di stampo moderno,
nel nostro Paese è stato
possibile confrontarsi con la pluralità
di modi e percorsi che hanno portato le diverse personalità di spicco della
politica italiana al consenso.
Con l'avvento della prima repubblica si è assistito al diffondersi ed
all'affermarsi del principio più
"semplice" di ricerca del consenso: la politica territoriale.
Tale atteggiamento da parte dei partiti consentiva agli stessi, complice la
grande disinformazione a livello nazionale e la non presenza di mezzi di
informazione tecnologici, di creare la propria base di consenso partendo dalle
piccole realtà ed
in questo modo fondersi con il tessuto sociale locale essendo partecipi delle
molteplici vertenze interne ai vari rioni, quartieri, luoghi di lavoro,
fabbriche e qualsivoglia luogo di aggregazione sociale.
Questa inclinazione verso la politica territoriale giocò un ruolo
tutt'altro che secondario nella formazione dei partiti di massa: partiti a
vocazione maggioritaria che erano sensibilmente rappresentativi di determinati
ceti sociali. Massimo esempio di questo fenomeno erano la Democrazia Cristiana,
presente nella CISL (il sindacato moderato), nei luoghi di aggregazione
cattolica e nelle associazioni di stampo religioso ed il Partito Comunista
Italiano, maggioritario nei luoghi di lavoro, nelle fabbriche e nella CGIL
(sindacato da sempre associato al ramo sinistro del Parlamento).
Operando un salto temporale non indifferente, si assiste negli
anni '90 (grazie anche alla diffusione capillare degli apparecchi televisivi ed
all'alfabetizzazione prossima alla totalità
della popolazione), nel momento immediatamente successivo a
tangentopoli, allo scandalo che rimodulerà
tout court la politica italiana a una nuova modalità di ricerca del
consenso: il messaggio nazionale.
Principale ideatore e fruitore di questa tipologia di approccio
politico fu e rimane senza dubbio alcuno Silvio Berlusconi.
Questo modo di raggiungere il consenso contribuì in maniera
sensibile all'annientamento del fenomeno precedente, indirizzando i partiti a
ritirarsi dalla presenza territoriale per abbracciare una modalità imperniata sulla
presenza mediatica, su brevi messaggi dal forte impatto politico e dal
focalizzare l'attenzione dell'elettore su temi di politica esclusivamente
nazionale. Di pari passo si afferma un fenomeno poco attinente con una
democrazia, ma che in Italia resse in pieno l'asse del consenso berlusconiano:
la politica di stampo personalistico. La comunicazione diretta tra elettore e politico rese desueta
ogni forma alternativa di ricerca del consenso, trovando uno scoglio
consistente solo nell'ultima decade con l'avvento su scala mondiale di
internet.
La presenza di questo nuovo modo di comunicazione rese residuale
il consenso derivato dalle tribune politiche e dagli spot elettorali molto in
voga nei primi anni '90. Un fenomeno che consente di rimanere allacciati
all'elettore quotidianamente e con una facilità
ai limiti della fantascienza che fornisce la possibilità al politico di
creare il proprio consenso tramite alcune frasi ad effetto pubblicate sui
social network.
Beppe Grillo ed il Movimento 5 Stelle da lui sorretto ne sono il
massimo esempio e rappresentano al contempo anche un nuovo modo di porsi come
interlocutore sulla scena politica eliminando quasi del tutto la struttura del
partito comunemente conosciuta.
La politica quindi si configura come un essere in perenne divenire, soggetta ai mutamenti sociali e tecnologici e costantemente
proiettata al sempreverde mondo del progresso, che rende sempre più l'elettore
protagonista di un fenomeno conosciuto oramai esclusivamente su base
personalistica e sulla cosiddetta "politica lampo".
Solo il futuro potrà
svelare quali svolte siamo prossimi a compiere e quali, ad oggi impensabili,
modalità di
costruzione del consenso si affermeranno: non rimane che restare in attesa con
la curiosità che
caratterizza un osservatore della politica e della società e con la prontezza
nell'adeguarsi alle grandi novità
che sicuramente ci attendono.
CARLO COPPOLA
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