Friedrich Nietzsche
"Cosi parlò Zarathustra. Un libro per tutti e per nessuno"
TITOLO ORIGINALE
"Also sprach Zarathustra. Ein Buch für Alle und Keinen"
In
Così parlò Zarathustra
(1883-85) Nietzsche affronta il compito di pensare
l’uomo e il mondo dopo che “Dio è morto” o dopo che noi l’abbiamo ucciso,
senza essere consapevoli della “grandezza di quest’azione”. Dopo il nichilismo
nel quale si sono dissolti i valori della tradizione platonico-cristiana,
abituata a porre un altro mondo dietro questo mondo, Zarathustra insegna a essere “fedeli alla terra” servendone
il senso in novità di spirito, di virtù e di valore. Stabilire il senso della
terra in modo nuovo non vuol dire però assegnargli uno scopo o una meta
centrale. Sotto questo profilo Zarathustra dichiara
la razionalità “impossibile” ed esalta le prospettive affrancate da ogni
asservimento ad una volontà estrinseca: piuttosto, le cose preferiscono danzare
“sui piedi del caso”. Ma in Nietzsche
si dà un’altra volontà,intrinseca alle cose, chiamata a trasformare ogni “così
fu” in un “così volli che fosse”, compreso l’atto stesso del volere.
Per questo
motivo il caso viene trasfigurato da una
decisione che lo vuole come necessità, e a sua volta la necessità si dà
solo nel caso. Lo sviluppo della dottrina
dell’eterno ritorno all’identico vuole attribuire un fondamento di senso a ciò che non
s’intende lasciare alla condizione di causalità assoluta. Sulle ceneri del nichilismo portato alle sue
estreme conseguenze, ciò mette i luce l’intento costruttivo di Nietzsche: il divenire concepito come “eterno anello
dell’essere”, nella circolarità di piacere e di dolore, consente di amare il mondo (amor fati) e di riscattarlo in modo
immanente. Questo riscatto esige il tramonto della visione tradizionale
dell’uomo, il quale deve sapersi smascherare mantenendo intatta la capacità creativa “per costruire
la casa all’oltreuomo”.
In Così parlò Zarathustra i
contenuti non sono l'essenziale per Nietzsche: in quest'opera ciò che conta è
il dettaglio, la singola visione, il tempo, il colore musicale, piuttosto che
non i pensieri di fondo. Questo non inteso in modo letterale, ma
filosoficamente. Piuttosto la forma è rivelatrice di un tentativo particolare
di comunicazione, dove ciò che importa è
anzitutto quello che vuol essere
comunicato. Poesia e filosofia consistono in questo: rievocare, collegare
(in un certo modo e in una certa forma) immagini, sentimenti e concetti
preesistenti.
La melanconia
di Zarathustra, i suoi lunghi silenzi, i sogni orrendi, l'ora senza voce,
alludono di continuo ad una natura
precocemente armata contro la vita, esposta al contagio pessimistico. Ma
non c'è solo sensibilità, ma anche reattività, quella di un superuomo che
declassa la ragione e afferma di nuovo la naturalità. Zarathustra é il "senzadio" per eccellenza, il sostenitore della teoria del superuomo e
dell'eterno ritorno.
Dopo essersi
allontanato dalla sua città che aveva 30 anni e dopo averne passati 10 sui
monti, in un luogo ameno e isolato, in compagnia di se stesso e dei suoi
amici animali, all' età di 40 anni sente il bisogno di tornare in mezzo agli
uomini per metterli a conoscenza della teoria del superuomo, per insegnare
loro ad apprezzare il mondo terreno per quello che é, senza vivere aspettando
un presunto mondo ultraterreno che non può che non esserci.
Zarathustra fa il suo arrivo in città e al
vedere una folla non può resistere e allora pronuncia la teoria del superuomo ( oltreuomo ), sostenendo che l' uomo in
sè non sia un punto di arrivo , ma di partenza per dare un qualcosa di più , il
superuomo appunto; questi afferma la vita accettandone la sofferenza, il
dolore e le contraddizioni che l'accompagnano con gioioso (dionisiaco) amore
per l'esistenza;
è un creatore di valori ed è per questo privo di valori fissi e immutabili, al
di là del bene e del male, artefice di una "morale autonoma".
E'
particolarmente forte e carica di significati la definizione di uomo come cavo
teso tra bestia e superuomo: spetta a ciascuno di noi scegliere la parte verso
la quale "forzare". Tuttavia la folla non apprezza le parole di
Zarathustra, sentendosi incapace di dar vita al superuomo, e preferisce assistere
allo spettacolo del funambolo, uno spettacolo che non mette in crisi le loro
concezioni e non stravolge un mondo che a loro pareva consolidato, come invece
fa Zarathustra.
Ecco che il funambolo cammina sul filo teso tra due torri , un
cavo teso proprio come é l'uomo per Nietzsche; improvvisamente però egli
precipita e si schianta al suolo: é il destino dell' uomo dai bassi ideali,
che si ostina a seguire la tradizione del bene e del male, senza lasciarsi
ammaestrare dagli insegnamenti di Zarathustra. Una volta precipitato, egli é
ancora in vita, ma gli resta poco prima di morire. Zarathustra gli si avvicina incuriosito ed
egli fa le sue ultime riflessioni prima della morte, cercando di immaginare ,
secondo la tradizione religiosa , che cosa gli toccherà dopo la vita.
Il funambolo,
in fin di vita, accetta quanto Zarathustra gli dice e nell'atto di esalare l'anima cerca di protendere la sua mano verso quella di Zarathustra per
ringraziarlo. Successivamente il saggio Zarathustra espone la grande teoria
delle tre metamorfosi per diventare superuomini. Attraverso le tre figure del
cammello, leone, fanciullo, Nietzsche riesce a spiegare il procedere umano
verso la propria autoliberazione dagli idoli della superstizione e della colpa
(religione e morale) verso l'innocenza dionisiaca del superuomo. Il cammello
rappresenta l'uomo che teme e riverisce, che si piega davanti alla grandezza di
Dio assumendo volontariamente su di sé i grandi tormenti del mondo. L'uomo poi
diventa leone quando combatte contro la morale che gli è stata imposta
riconoscendo il suo stato di alienazione precedente. Ma il leone possiede una
"libertà da..." e non una "libertà di..." e allora per dare
nuove leggi il leone deve diventare fanciullo, che rappresenta l'innocenza. I
motti sono "tu devi" per il cammello, "io voglio" per il
leone e "io sono" per il fanciullo .
Ma Zarathustra
porta un insegnamento non coglibile da tutti, ma indirizzato a pochi, agli
uomini superiori: il messaggio di fondo é sempre lo stesso, mantenersi fedeli
alla terra senza credere in un "mondo
dietro il mondo". Dall' esperienza cittadina Zarathustra arriva a
capire che gli uomini non riescono a comprendere fino in fondo le sue teorie,
lo ritengono ancora qualcosa di mezzo tra un pagliaccio e un cadavere.
D' altronde Zarathustra , in seguito , cercherà di indurre gli uomini superiori
a tenersi lontano dal "volgo".
È evidente che
il popolo non vorrà mai riconoscere l' esistenza di uomini superiori (superuomini ), un po’ perchè legato alla tradizione cristiana che vuole gli
uomini tutti uguali a Dio , un pò perchè si cerca cioè di tirare giù dal suo
volo l'uomo superiore, per riportarlo al livello degli altri uomini, a terra. Ecco allora che il principale nemico di Zarathustra diventa lo "spirito
di gravità", questa forza che attira ogni cosa verso terra, Impedendo
all' uomo di elevarsi verso il cielo.
Nietzsche
dichiara guerra allo spirito di gravità; L' uomo che deve essere
superato ripete incessantemente Zarathustra per tutta l' opera e il primo
grande passo da fare per superarlo e lasciarsi alle spalle tutta la tradizione
religiosa , più che mai quella cristiana col suo Dio nel quale é dichiarata
inimicizia alla volontà di vivere ( l' Anticristo ), un Dio che limita la
potenza umana; il vero Dio diventa l' uomo, anzi, il superuomo. Zarathustra, il senzadio, capisce che gli
uomini comuni non fanno per lui, il loro carattere non è adatto alla dottrina
di cui si fa portavoce; soprattutto gli uomini che parlano ancora di bene e
male, quelli che insegnano l'
uguaglianza: per Zarathustra essi sono tarantole.
Ma quella di
Zarathustra non é una semplice presa di posizione contro il volgo, che gli si
é dimostrato nemico: lui ha provato a propugnare presso il popolo le sue
teorie dell' oltreuomo e della morte di Dio, ma esso non le ha accettate. Zarathustra
ha provato con entusiasmo a far passare le sue teorie, ma ha capito che l'
uomo é difficile da scoprire, ed egli é per se stesso la più difficile delle
scoperte. D' altronde l' idea di un uomo superiore agli altri, come detto, non può che trovare opposizione presso il popolo: non é facile il superuomo, il capire che come uomini non si é un fine ma solo un mezzo per il superuomo, un ponte.
Zarathustra decide così di tenersi distante
dal popolo e di allontanarsi dalla città a lui cara, "Vacca Pezzata", per far ritorno sulla montagna alla sua caverna : tuttavia il suo
permanere presso gli uomini non é stato vano; certo, ha capito che essi
preferiscono forzare dalla parte delle bestie piuttosto che verso quella del
superuomo, si é accorto che un superuomo non c' é ancora stato ( Ancora non
é esistito un superuomo. Io li ho visti tutti e due nudi, l' uomo più grande
e il più meschino. Sono ancora troppo simili l' uno all' altro. In verità
anche il più grande io l' ho trovato troppo umano!), ma tuttavia é
arrivato a scoprire che in ogni uomo vi é la volontà di potenza, ogni azione é
motivata dal cercare di aumentare il proprio potere.
Zarathustra dunque ritorna
sulla sua montagna arricchito di nuove esperienze, ha una conoscenza più
profonda dell' uomo di quanto non avesse prima. Ecco che Zarathustra matura la
teoria dell' eterno ritorno: il
superuomo non può che apprezzare l'eternità, l'eterno ritorno, perché è un
rinnovarsi continuo della sua volontà di potenza e del suo dominio sul mondo:
un dominio che dovrà ritornare all'infinito, per l'eternità: ed è questo l'
"amor fati" che proclama
Zarathustra, l'amore per l'eterno ritorno delle cose; egli continua a ripetere
"ti amo eternità! Una volta abbandonata definitivamente la città e
il mercato , Zarathustra dialoga a riguardo della dottrina dell' eterno ritorno
con i suoi stessi animali, che, a differenza del volgo, lo ascoltano
entusiasti, quasi come a dire che essi sono superiori perchè in fondo l'uomo é il più crudele degli animali.
Zarathustra
narra di una passeggiata su un impervio sentiero di montagna, in cui lo segue
lo spirito di gravità, metà talpa, metà nano, metà storpi, il suo demonio
e nemico capitale, il quale gli canta una sorta di ritornello che contiene
una versione da nani dell'eterno ritorno. Sulla sua montagna
Zarathustra ritrova la pace: ma essa viene improvvisamente sconvolta da un
grido d'aiuto lanciato dalla foresta: é l'umanità che ha bisogno di Zarathustra
e dei suoi insegnamenti. Ecco allora che il vecchio senzadio non esita a
scendere dal monte e si lancia alla ricerca di chi ha emesso l'urlo per
potergli prestare soccorso: si imbatte in un indovino già incontrato anni addietro
e poi in una coppia di re: anch'essi, come Zarathustra, sono alla disperata
ricerca di un uomo superiore, nauseati dalla volgare società comune. Con
Zarathustra condividono l'ideale che l'uomo più elevato sulla terra deve
anche essere il signore di tutti. Non vi é nel destino dell'uomo sventura più
dura di quando i potenti della terra non sono anche i primi uomini.
Proseguendo la sua ricerca, Zarathustra si imbatte in un ferito che, dopo
l'incertezza iniziale, si rivela onorato di essere al cospetto del celebre
senzadio: dopo averlo aiutato e rincuorato, Zarathustra, tipico eroe romantico
che non trova pace, non demorde nella sua ricerca e incontra un mago che gli si
rivolge con molti ritornelli magici e filastrocche: anch'egli comunque nutre
grande rispetto nei suoi confronti ed é pronto a seguire i suoi preziosi
insegnamenti. Ma probabilmente il punto culminante nei vari incontri di
Zarathustra é quello con il vecchio papa: il vecchio senzadio gli domanda se é
vero, come si dice, che Dio é morto e il vecchio papa annuisce. Dio é morto per
colpa degli uomini? No di certo: che colpe può avere l'uomo verso Dio? E' Dio
stesso che l'ha creato e deve risponderne! Se la colpa era dei nostri
orecchi, perchè ci dette degli orecchi che lo udivano male? Domanda Zarathustra
con insistenza.
Fu il buon gusto alla fine che portò l'uomo a dire: Basta
con un Dio così!Meglio nessun Dio, meglio costruirsi il destino con le proprie
mani, meglio essere un folle, meglio essere noi stessi Dio!. Dopo essersi
in seguito imbattuto nell'uomo più brutto del mondo, nel mendicante volontario,
e perfino nella sua stessa ombra, Zarathustra rincasa: alla fine egli invita
nella sua caverna tutti i personaggi che ha incontrato ed essi accettano
l'invito con gioia. A questo punto ciascuno di loro apprende finalmente che
cosa significhi vivere, senza il timore di Dio o di forze soprannaturali e
quello che sembra apprezzare maggiormente é
l'uomo più brutto: Io sono per la prima volta felice di aver vissuto tutta
quanta la mia vita. E l'attestare questo non mi basta ancora. Vale la pena di
vivere sulla terra. Occorre dunque imparare ad apprezzare il nostro mondo,
senza speranze in una vita ultraterrena.
VIS SAPIENTIA
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