Bankitalia bacchetta un governo già impegnato con sdraio e ombrelloni


“In Italia vi sono segnali di una lenta estensione della ripresa”, queste le parole scritte sul Bollettino Economico di Bankitalia che suonano come un forte ammonimento economico e soprattutto politico nei confronti di un capo del governo dal quale ci si aspettavano grandi passi in avanti in un tempo fortemente limitato. Del resto la forza politica di Matteo Renzi traeva e trae origine dal cambiamento, dalla razionalizzazione della spesa pubblica e dalla definitiva voglia di uscire da una crisi economica che da ormai troppi anni vessa il popolo italiano senza che il ceto politico sia in grado di invertire la rotta. 

In particolare c’è da registrare quanto ormai da tempo l’attività legislativa del governo sia impantanata nel produrre riforme incondivisibili dalla troppo larga maggioranza che sostiene il governo e che molto difficilmente potranno vedere la luce. L’unica misura tangibile posta in essere e che si configura appieno come propaganda riguarda la tanto discussa elargizione degli 80€ integrativi in busta paga per i redditi inferiori ai 1.500€ mensili: una misura che ha consentito all’ex-sindaco di Firenze di incassare un risultato elettorale senza precedenti nella storia italiana. 

Bankitalia inoltre sottolinea quanto l’attività legislativa e riformatrice non offra garanzie atte a nutrire un pensiero ottimista non solo da parte della popolazione, ma soprattutto da parte degli investitori che reputano l’Italia un Paese poco solido e con il fianco perennemente esposto a problemi di ordine economico. Le stime contenute nel dossier dell’istituto bancario italiano tendono a prefigurare una ripresa appena accennata, con il 2014 che vede un rialzo del PIL di appena lo 0,2% (ben lontano dallo 0,8% ipotizzato dal governo) ed una proiezione nel 2015 del 1,3%, un risultato iniquo se si pensa al 4% tedesco ed al 3,2% francese. 

Questi tenui barlumi di miglioramento non sono di certo attribuibili alla politica interna di Matteo Renzi, dimostratosi poco più che un populista dal sogno facile e non in grado di portare un Paese estremamente complesso come l’Italia ad una piena razionalizzazione dei conti pubblici ed un rientro del debito della pubblica amministrazione. C’è da certificare inoltre quanto le stime espresse da Bankitalia si riferiscono all’ipotetica piena attuazione delle misure annunciate dal governo e non dagli effetti reali di quelle portate a compimento. Un quadro quindi profondamente instabile che non rende possibile un avvicinamento ai Paesi europei più solidi e che ci consegnerà, con grande probabilità, nel prossimo anno un’Italia speculare a quella odierna. Si sa che “la speranza è l’ultima a morire”, ma il 20% di tasso di disoccupazione atteso ed il 50% di disoccupazione giovanile hanno bisogno di ben altro che la speranza.

                                                              CARLO COPPOLA

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