Marco Rea crea le anime, inventa una sottile e profonda introversione del volto, il quale nasce inizialmente senza espressione, la cui unica percezione visiva è quella di una posa cartellonistica per spot importanti. Lui ne crea l'anima, cancellando la banalità e l'effimero di uno statico portrait, dando sfogo alle sue inquietudini intrise di dolcezza e consapevole smarrimento. Un'analisi superficiale potrebbe portare a non scorgere la particolarità ed il dettaglio che differiscono ogni lavoro dall'altro. Apparentemente si scorgono volti con occhi neri - svuotati, e volti graffiati - sanguinanti. In realtà, ogni volto esprime un'anima a sè stante; gli occhi che potrebbero sembrare svuotati in realtà dimostrano una chirurgica e spietata percezione del reale circostante, altri sguardi rivelano una forza d'animo che nel passato era andata perdendosi ma poi, come da indole, è riemersa.
In altri sguardi ancora è possibile scorgere cinismo ed indifferenza, ed in altri ancora una costante malinconia che non trova mai attenuazione, forse proprio come è nello spirito dell'artista. I segni che macchiano, o a seconda dei punti di vista, che danno corpo al volto, determinati con maestria dall'artista mediante l'uso di spray, diffondono lacerazioni di vita passata e presente, accompagnate ogni tanto se lo si vuole vedere, da compiacimento/sadismo. Basilarmente egli lavora definendo un impatto rigido del volto e della figura volutamente mancante di chioma e busto, ma in alcune opere ancora inedite che ho potuto osservare ed ammirare personalmente da vicino, sono invece presenti chiome fluenti e spalle morbide il cui tratto e colore richiamano in chiave assolutamente ed esasperatamente contemporanea, il Raffaello. Conosciuto prevalentemente all'estero data l'unicità della sua tecnica nella quale l'italiano non è addentrato perchè legato all'arte in chiave esclusivamente retorica, i suoi due prossimi showart avverranno a Manchester e conseguentemente a S. Francisco.
DANIELA BRUNI
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