Il mistero della Gorgone di Nemi: la statua della Medusa

Statua rappresentante Medusa, una delle tre sorelle Gorgoni. Nemi

Passeggiare per il centro di Nemi significa immergersi in una dimensione di quiete e colore. Il paesino è incastonato nel verde e affacciato sul lago omonimo, lungo il corso principale fanno capolino piccole botteghe che vendono i prodotti locali, in primis le rinomate fragoline di bosco, e deliziosi localini con vista sullo specchio d'acqua. 

La sua posizione particolare lo rende soggetto a forti correnti d'aria, è un luogo ventoso tutto l'anno, in cui è facile incontrare visitatori che camminano stringendosi nei giacchetti, con le braccia conserte e la testa incassata fra le spalle. Spifferi a parte, si tratta di uno dei centri storici più belli dei Castelli Romani, il quale ha conservato in gran parte la sua struttura medievale grazie all'ubicazione isolata rispetto alle grande arterie che conducono alla capitale.

Esposizione di prodotti tipici nemorensi



Passeggiando oltre la piazza principale, poco prima di giungere alla grande arcata dalla quale si snoda la strada dissestata che conduce sulle sponde del lago, si può notare, a sinistra, una fontana sulla quale troneggia una bella scultura in bronzo della Gorgone Medusa

La fontana della Gorgone, Nemi


In questa fontana c'è una particolarità alla quale per anni non avevo prestato attenzione, finché un giorno ho avvicinato il viso a essa per abbeverarmi, notando così la targhetta affissa fra i due getti d'acqua. L'ho esaminata attentamente, colta da grande stupore. Non potevo credere ai miei occhi: sembrava essere una scritta in Futhark, l'alfabeto runico degli antichi germani!


Una volta rincasata ho subito verificato che la mia ipotesi fosse esatta e l'incisione in oggetto si è effetivamente rivelata autentico runico.Non riuscivo a darmi la spiegazione di quella scritta germanica completamente fuori contesto nella provincia di Roma, per di più posizionata all'interno di un complesso raffigurante un elemento della mitologia greca. Ero molto perplessa. Effettuai una serie di ricerche per rintracciare testimonianze e vestigia di antiche presenze germaniche nell'area, cominciando a domandarmi se per caso non si trattasse di un retaggio delle invasioni barbariche del V secolo d.C.

Non avendo avuto fortuna sul piano storico, decisi infine di provare con l'indagine linguistica e nel giro di qualche giorno si cominciò a profilare la possibilità di far tradurre l'incisione da un docente universitario di filologia germanica.

Targa con iscrizione in Futhark. Nemi







Ansiosa di entrare in contatto con lo studioso decisi, nel frattempo, di provare a traslitterare io stessa la scritta.

Armata di una tavola che raffigurava la corrispondenza fra i segni runici e l'alfabeto latino, pazientemente ho decifrato uno per uno ogni simbolo.
Il risultato finale fu il seguente, il simbolo "?" indica una runa senza corrispondenza latina:

ADDIDUEMILAOTTO

LU?IU?MA?TZOLAUZENTII

FU?AZAME?AGNO

DONOPEZILPAE?E

con un po' d'inventiva non c'è voluto molto a capire che il misterioso simbolo mancante "?" stesse per il suono /s/ e che le "z" corrispondessero a delle /r/.
Risistemando tutto si può leggere chiaramente:



A.D. 2008

Lusius Mastrolaurentii

fusa rame e stagno

donò per il paese

Una piccola ricerca è bastata per scoprire che il signor Luciano Mastrolorenzi (classe 1929) altri non è che un talentuoso scultore locale, il quale nel 2008 ha forgiato la scultura su cui è affissa la targhetta da lui stesso incisa -per motivazioni a noi sconosciute- in alfabeto germanico. La stessa statua delle Diana Cacciatrice, che si staglia all'imbocco del paese, è un'altra pregevole opera dell'artista. Anche le irregolarità nella scrittura sono state chiarite: il Mastrolaurenti ha utilizzato una versione delle rune antecendente al 200 d.C., mentre io per la traslitterazione mi ero basata su un inventario di segni più recente, risalente all'incirca al VI secolo d.C.

Insomma, svelato l'arcano e, soprattutto, scampato per poco l'invio dell'iscrizione misteriosa al professore universitario. 

La curiosità ripaga sempre.

Veduta del lago di Nemi, dal punto panoramico lungo il sentiero San Michele





N.B. TUTTE LE FOTO PRESENTI NELL'ARTICOLO SONO DI PROPRIETA' INTELLETTUALE DELL'AUTRICE STESSA

                                      ALESSANDRA MOSCONI







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