In Italia circa cinquantamila decessi all’anno sono dovuti alle cosiddette “morti improvvise”.Quante volte ne abbiamo sentito parlare? Forse troppo poche. Un passo in avanti è sicuramente stato fatto dal 26 aprile 2013, giorno in cui è stato firmato il Decreto Balduzzi in materia di “Disciplina della certificazione dell’attività sportiva non agonistica e amatoriale e linee guida sulla dotazione e l’utilizzo di defibrillatori semiautomatici e di eventuali altri salvavita”, che ha previsto l’obbligo per le società sportive di possedere un defibrillatore semi-automatico e di personale formato all’utilizzo.
Per impedire le morti improvvise infatti, il fattore tempo è determinante. Una scossa di defibrillatore entro i primi secondi può salvare una vita, mentre ogni minuto che passa riduce sensibilmente la possibilità di sopravvivenza. E’ chiara quindi l’importanza di questo strumento all’interno delle strutture sportive, ma quante di queste riescono a dotarsene? E soprattutto quante di queste riescono a sostenere i costi, non solo dell’acquisto del macchinario, ma anche della formazione del personale?
Sono molte le associazioni che si impegnano per garantire tutto questo, molte nate proprio in seguito ad una tragedia avvenuta in campo. Ben noti alla cronaca sportiva sono i casi del pallavolista Vigor Bovolenta, del nuotatore Dale Oen e del calciatore Piermario Morosini, ma di questa tragica lista fanno parte tanti altri giovani ragazzi che si dedicano allo sport in maniera dilettantistica, la cui morte è avvenuta all’improvviso, davanti a spettatori impotenti.
Non ci resta che augurarci che tutte le società sportive si adeguino a questo decreto nel breve termine, per impedire nuove tragedie ed altre morti improvvise che possono colpire chiunque, anche persone apparentemente sane.
LINK ALLEGATI: http://www.salute.gov.it/portale/news/p3_2_4_1_1_stampa.jsp?id=3929
MARZIA ROSSI ESPAGNET
MARZIA ROSSI ESPAGNET
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