è piuttosto il dono di un'ora che conosce la pienezza dell'anima”. Gaston Bachelard
Questa è la scrittrice: https://www.facebook.com/daniela.bruni.9421?fref=ts
Con le poche righe che sto per scrivere, voglio dedicare attenzione ad un argomento, o meglio, a ciò che definisco un'immagine DIVERSA, intendendo il “diverso” non nella sua accezione negativa, bensì oggettiva e davvero piacevole ed elevata a confronto del marciume circostante. Mi riferisco agli artisti di strada. Quando si parla di artisti, un po tutti mostrano interesse, chi per davvero e chi per finta, ma quando alla magica parola “artista” segue la seguente: “di strada”, la gente cambia addirittura argomento, etichettando gli artisti in questione come falliti, drogati, ubriachi e tante altre sciocchezze. Per fortuna oltre a coloro che non vedono oltre, ci sono anche persone che scorgono tutto il bello che questo genere di artisti è capace di donare.
Con le poche righe che sto per scrivere, voglio dedicare attenzione ad un argomento, o meglio, a ciò che definisco un'immagine DIVERSA, intendendo il “diverso” non nella sua accezione negativa, bensì oggettiva e davvero piacevole ed elevata a confronto del marciume circostante. Mi riferisco agli artisti di strada. Quando si parla di artisti, un po tutti mostrano interesse, chi per davvero e chi per finta, ma quando alla magica parola “artista” segue la seguente: “di strada”, la gente cambia addirittura argomento, etichettando gli artisti in questione come falliti, drogati, ubriachi e tante altre sciocchezze. Per fortuna oltre a coloro che non vedono oltre, ci sono anche persone che scorgono tutto il bello che questo genere di artisti è capace di donare.
Accade spesso di passare per il centro di una città, in questo caso parlo di Roma, e ascoltare qualche nota provenire da pochi metri di distanza. Distrattamente, però, proseguiamo il nostro cammino, cerchiamo di scavalcare la folla di turisti presi dalla nostra velocità senza neanche soffermarci su quelle note. Mi è capitato molte volte di fare ciò, in modo meccanicistico senza rendermene conto. E' poi arrivato un giorno in cui fugacemente, ho posato il mio sguardo nella direzione da cui provenivano quelle note, e da lì non se ne è più andato. Mi son ritrovata davanti due artisti che suonavano magicamente la chitarra, due ARTISTI DI STRADA la cui definizione fa onore a questi competenti suonatori di cui non conosco il nome (so solo che si fanno chiamare stageless in quanto era scritto in grande mentre suonavano) che ogni pomeriggio di ogni giorno illuminano di musica e riflessione il centro storico di Roma, per l'esattezza piazza della Rotonda. Quando finisco di lavorare mi siedo al Pantheon ad ascoltarli; non ascolto solo i favolosi brani che riproducono, come ad esempio I wish you were here dei Pink Floyd, ma ascolto anche la loro immagine che parla in silenzio di una vita trascorsa sicuramente con problemi e tormenti.
Problemi non troppo più grandi di quelli che ha la maggior parte della gente, con la differenza che il mondo per il quale son nati, la musica, ha “vinto” sulle difficoltà e le sfide che la vita costantemente gli ha posto e credo, gli ponga tutt'oggi. La loro, è un'immagine silenziosa nonostante emetta musica, in quanto al contempo emerge una compostezza ed un'umiltà che DEVE far riflettere chi li ascolta. Non è facile lavorare con la musica, ma la forza ed il coraggio li ha portati a crearsi uno spazio agli angoli delle strade o al centro di una piazza, ed una città come Roma, colma di ignoranza che soffoca la sua ineguagliabile storia, ne ha bisogno. Apprezzo persone come queste, che non hanno rinunciato al loro dono artistico e son disposte a viver con poco, rispetto a “quanto potrebbero avere” se facessero un tradizionale e abitudinario lavoro. Ciò che mi sconvolge sono le problematiche inerenti allo spazio temporale che viene concesso a questi artisti, percependoli come un problema di ordine pubblico e mettendo in discussione il concetto di arte in quanto legato alla strada.
Queste lucciole che "senza parlare" si siedono al centro di una piazza di una Roma troppo grigia, sono apprezzati inverosimilmente da turisti e dalla sottoscritta, ma sono ben consapevole che molte altre persone li vedono come dei meri mendicanti. Vorrei lanciare un messaggio a coloro che hanno una visione della vita offuscata da materialismi ed effimere posizioni sociali: non si è mendicanti quando si è in grado di tirare su nell'aria musica e dunque emozione. In questo caso si è combattenti, si resta intrisi d'arte vivendo la vita nell'essenzialità, non bramando il superfluo come invece fanno i veri mendicanti d' “animo” la cui unica sicurezza è l'appartenenza ad un livello sociale “superiore”. Fate attenzione cari signori, i livelli sociali differenti esistono da secoli, ed esiste chi ha una carta di credito ricolma e chi non può permettersi neanche di averne una, ma esistono da secoli anche livelli di interiorità diversi: la ricchezza d'animo prevale su qualunque posizione sociale.
I veri poveri li riconosci subito, hanno gli occhi perfidi ed un odore sgradevole di egoismo, ma a loro modo si sentono felici. I veri ricchi invece hanno nello sguardo mari malinconici e montagne alte che non terminano mai di scalare. Probabilmente non saranno mai felici ma proprio grazie a questa condizione costante di non felicità riescono a tenere in alto una visione della vita senza eguali, dettagliata e minuziosa nei suoi angoli più nascosti e complessi. La vita spesso finisce per prendersi gioco di loro ma nonostante ciò continuano a donare pace a chi ha la capacità di raccogliere con amore le loro note. Ricordate che è più ciò che donano, rispetto a quanto ricevono, per tale ragione portassi il cappello, lo toglierei ogni volta in loro presenza.
DANIELA BRUNI
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