L’Italia si caratterizza per un patrimonio artistico culturale che non ha pari al mondo. A contribuire alla bellezza del nostro paese anche territori e paesaggi da sogno come, ad esempio, le varie isole di cui si compone il parco nazionale di La Maddalena, tra le quali spicca senza dubbio l’sola di Budelli. Quest’atollo è situato a nord della Sardegna e si contraddistingue per la sua incredibile spiaggia dal color rosa. Sicuramente quest’isola richiamerà milioni e milioni di turisti, con effetti positivi per l’erario pubblico direte voi; ed invece no.
Ora è divenuta inaccessibile in quanto non è più di proprietà dello stato italiano ma del magnate neozelandese, Michael Harte, vincitore dell'asta con cui due anni fa si era conclusa la procedura fallimentare della società immobiliare svizzera che fino a quel momento era stata la proprietaria dell'isola sarda celebre per l'ormai inavvicinabile spiaggia rosa. La notizia della vendita dell’isola di Budelli era finita sulle prime pagine imbarazzando una politica che di quell'asta aveva quasi finto di ignorare l'esistenza. Si era allora cercato di recuperare il terreno perduto, e l'immagine, avviando la procedura del "diritto di prelazione" esercitato dal Parco dell'arcipelago di La Maddalena. Harte aveva fatto ricorso al Tar sardo, vedendosi dare torto lo scorso ottobre, quando il tribunale amministrativo aveva confermato la prelazione all'Ente Parco. Il neozelandese aveva quindi presentato istanza al Consiglio di Stato.
Quest’ultimo, con un verdetto sorprendente ha annullato il diritto di prelazione che il Tar della Sardegna aveva riconosciuto all'Ente Parco della Maddalena per l'assenza di un piano di tutela, attualmente in attesa di approvazione da parte della Regione Sardegna. L'isola di Budelli, perla dell'arcipelago della Maddalena, continuerà a essere protetta da vincoli ambientali e paesaggistici ferrei, ma deve tornare nelle mani del suo legittimo proprietario. Che non è il pubblico, ovvero l'Ente Parco della Maddalena, bensì il privato: il magnate neozelandese. Amarezza ma non rassegnazione nelle parole di Giuseppe Bonanno, presidente dell'Ente Parco della Maddalena, che medita di esportare la battaglia per "Budelli bene pubblico" in Europa. "Non molliamo, la procedura non finisce qui. Se ci sono margini, la nostra intenzione è il ricorso alla giustizia europea. Budelli merita di più".
Nella sentenza, la sesta sezione del Consiglio di Stato sottolinea che l'isola di Budelli era proprietà privata ben prima dell'istituzione del Parco della Maddalena. Tanto, si rileva, che nel 1984 il prefetto di Sassari autorizzò il proprietario ad alienare a una società privata "l'intera isola di Budelli". Sul piano strettamente giuridico, l'organismo di giustizia amministrativa ha ricordato che "il diritto di prelazione ha carattere ablatorio della proprietà privata, cioè sostanzialmente espropriativo, e come tale deve avere una base legale certa.
In oltre, la legge n. 394 del 1991, come condizione per il legittimo esercizio della prelazione, richiede che sia "adottato un piano di tutela del parco e che la prelazione possa riguardare solo le aree che in quel piano siano classificate nelle prime due zone di maggior tutela". Ma "in questi lunghi anni - sottolinea il Consiglio di Stato - il piano non è stato adottato dall'amministrazione e la sua mancanza inesorabilmente impedisce l'esercizio del diritto di prelazione". Circostanza che "era stata sottolineata dal Consiglio di Stato anche nell'ordinanza cautelare emessa in corso di giudizio circa un anno fa".
Quindi, per il Consiglio di Stato non bastava pareggiare l'offerta di Harte, cosa che il governo Letta, (ministro dell'Ambiente era Andrea Orlando) aveva fatto approvando poco più di un anno fa uno specifico emendamento "Budelli" nella legge di stabilità. Bisognava avere le spalle coperte da un diritto di prelazione che il Tar della Sardegna aveva erroneamente, secondo il Consiglio di Stato, riconosciuto al pubblico.
Bonanno, come anticipato, non accetta il verdetto. "Oggi è stata compiuta un'ingiustizia nei confronti dell'Isola di Budelli" dice rammaricato all'Ansa il presidente dell'Ente Parco, "questa diatriba non fa altro che dilatare i tempi di una tutela che da anni è in stand by: se da una parte è vero che comunque sull'Isola di Budelli permangono i vincoli, è anche vero che non ci è consentito avviare interventi di valorizzazione. Non vogliamo abbandonare questa battaglia", prosegue Bonanno, "da trent'anni l'Isola di Budelli è stata abbandonata a se stessa e alle vicende personali dei proprietari, che l'hanno portata a esser svenduta nelle aule dei tribunali.
La sentenza è sconcertante anche perché il diritto di prelazione è previsto nelle zone di riserva integrale, proprio come l'Isola di Budelli. Ad aggravare la situazione è la convinzione che con tale decisione da parte del Consiglio di Stato verranno spalancate le porte alla svendita delle principali risorse e bellezze naturali del nostro Paese. Con tutte le gravi conseguenze e gli ingenti danni che questo potrebbe provocare. Ed infatti è proprio quello che sta accadendo in tutta Italia. Se ci spostiamo, per esempio, a Venezia, città museo, la situazione è ben peggiore. Palazzi barocchi, gioielli rinascimentali, isole intere: è tutto in vendita. Sono state messe in vendita, tra le altre cose, le isole di san Clemente, di Crevan e l’isola di Poveglia, di cui sotto proponiamo un’immagine.
Prendiamo proprio in considerazione l’isola di Poveglia, situata di fronte a Lido, per analizzare la situazione emblematica che sta ora affrontando l’isola di Venezia. Questa volta è l’imprenditore Luigi Brugnaro ad accaparrarsi Poveglia, spendendo più o meno tanto quanto avrebbe speso acquistando un appartamento di media dimensioni (513mila euro).con tale offerta, però,l’imprenditore ha scalzato nettamente l'altra offerta di 160mila euro avanzata dall'associazione "Poveglia per Tutti", associazione di veneziani che si sono opposti a vendere una delle loro isole.
Nel giro di pochi giorni infatti è sorto il comitato Poveglia per tutti, ma in totale le sottoscrizioni economiche non sono state sufficienti per accaparrarsi l'isola. Malgrado siano arrivate da tutto il mondo, infatti, i 513 mila euro messi sul piatto da Brugnaro sono stati troppi.Va specificato che l'imprenditore non diventerà "padrone" dell'isola, ma ne sarà il concessionario per i prossimi 99 anni: prossimamente provvederà a realizzare delle strutture turistiche. La vendita dell'isola, ex lazzaretto fino a dopoguerra e ora abbandonata, ha sollevato le proteste dei veneziani e non solo.
La speranza, ora, è che la commissione di congruità, che dovrà esprimere un parere sulla vendita, voglia riaprire i giochi e dare al comune la possibilità di sborsare una cifra superiore. Il movimento popolare che mirava a una concessione gestita dai cittadini, non è d'accordo affatto con il probabile destino di Poveglia come nuova meta per ricchi. Nell'isola sorgono diversi fabbricati abbandonati, dove venivano ricoverati prima i malati di peste, poi i soldati in quarantena, e si vede una solitaria chiesetta con un campanile che svetta sulla laguna ed è divenuto simbolo assieme ad altri di Venezia e isole. Oggi il comitato chiede un intervento del governo per restituire l'isola alla gente e gestirla in modo "ecologico". Anche il Demanio potrebbe dire stop a Mister Umana ritenendo poco soddisfacente un offerta per un isola di tale valore storico.
Sicuramente continuerò a monitorare la situazione di (s)vendita di “pezzi” del nostro paese ma intanto mi sento di rilevare che questa situazione viene vissuta con assoluta indifferenza se non con una certa nascosta approvazione dai nostri politici, che considerano (erroneamente) l’alienazione di beni artistici o di palazzi storici o di isole intere come un modo efficace per incrementare le risorse economiche pubbliche. Vorrei concludere con una provocazione: l’articolo della Costituzione della Repubblica italiana non sancisce, tra i diritti fondamentali, ineluttabilmente che : “l’Italia è una ed indivisibile?”.
ELEONORA RECH
La cosa che mi colpisce di più è la noncuranza della politica verso il bene comune, verso il territorio nazionale per il quale migliaia di uomini nella storia sono morti. Sentire che l'Italia svende i suoi beni, pezzi magnifici del suo patrimonio paesaggistico senza preoccuparsi dell'orgoglio della nazione, mi disgusta, mi lascia davvero indignato, ed è ancora più scandaloso che tutto questo passa "sotto banco", nascosto agli occhi dei cittadini del resto della nazione che comunque hanno scarso interesse. Questo è un altro grave problema, la mancanza di amore per la propria terra e l'ignoranza degli eventi che accadono ogni giorno in Italia e nel mondo.
RispondiEliminaVorrei ricordare che non sono solo i territori ad essere messi all'asta, ma anche un altro tipo di beni, come le grandi aziende italiane, il Made in Italy, che avrebbero potuto creare più posti di lavoro, che avrebbero contribuito ad aumentare il prestigio dell'ingegno e del "marchio" ITALIA, ma tutto questo viene accettato con grande accondiscendenza da quasi tutti...purtroppo.