''Quando si parla di Shakespeare si parla di un abisso''. Con queste parole,intrise di istrionica passionalità, Gabriele Lavia, eclettico attore e regista, ha aperto il 27 marzo 2015, la conferenza tenutasi in occasione del seminario primaverile organizzato dai ragazzi del Collegio Universitario Villa Nazareth. Riconferma della sua straordinaria bravura, l'incontro ha pretesto di indagare la misteriosa nonché metafisica figura di William Shakespeare, giocoliere delle parole e narratore di emozioni umane. ''Shakespeare fa centro sul tema dei problemi :l'essere'' dice Lavia, finendo con il far luce sulle embrionali caratteristiche delle più importanti tragedie del drammaturgo inglese tra cui Othello(1603), Amleto (1603) , Macbeth(1605/1608) e Re Lear(1605/1606).
Personaggio irriverente, l'attore ha, con un atteggiamento quasi sartriano, reso la conferenza un ''flusso di coscienza'', analizzando il rapporto latente tra Shakespeare e il mondo greco, i cui suoi maestri del teatro hanno saputo raccontare le tragedie umane e il problema dell'incessante divenire. ''Il teatro non è la storia che si rappresenta ma il riconoscimento di sé'' sentenzia Lavia che, con sensibilità dirompente, ribadisce come Shakespeare non abbia fatto altro che recuperare e riproporre, seppur con differenti personaggi, il dilemma dell'essenza e della natura dell'essere che anima, come lume ardente,dall'"Orestea"di Eschilo al Gabbiano di Čechov, tutta la storia del teatro.
Crudo romanticismo e malinconica emotività hanno incorniciato l'incontro che, grondante di riflessioni e argomentazioni filosofiche, si è rivelato essere più che uno statico monologo un' analisi energica sulle questioni nevralgiche dell'esistenza e al contempo un'indagine consapevole dell'impossibilità di poter pervenire a definitive conclusioni. ''Il teatro dona domande non risposte. Il teatro non muore mai perché vive nella ripetizione che dà di sé''. Con una tecnica letteraria definibile ''a sintesi finale chiusa'', l'artista ha concluso il suo singolare intervento, recuperando l'idea iniziale secondo cui sia impresa pantagruelica dipingere la maestosità del genio shakesperiano che continua ancora ad intrigare e appassionare il pubblico a distanza di secoli (ANSA).
MARIANGELA ROSATO
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