Il volontariato, un mondo spesso dimenticato



In un mondo dominato dal nichilismo e dall’individualismo non possiamo che parlare e dare risonanza ad un alto fenomeno di sostegno sociale come il volontariato. Sono più di sei milioni gli italiani che nell’anno passato hanno prestato volontariato non retribuito per varie associazioni nel Paese, dal settore sanitario a quello della protezione civile ed è grazie a queste persone che molte istituzioni ed enti di utilità sociale possono operare.

Nel mondo del soccorso sanitario, per esempio, l’impiego di volontari garantisce quella capillarità di mezzi e di personale su tutto il territorio nazionale, coadiuvati ed in appoggio a personale professionista sanitario e tecnico. Associazioni come la Croce Rossa Italiana e le varie raggruppate ANPAS sono composte quasi interamente da personale volontario non professionista, che però non va associato al non professionale, poiché ogni volontario è sottoposto a corsi di formazione di ingresso e di aggiornamento periodico da parte di enti statali oltre che ad esercitazioni saltuarie e mirate. Senza il volontariato non avremmo a disposizione molte postazioni di Vigili del Fuoco e il soccorso tecnico in montagna del CNSAS (Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico) che operano sempre in condizioni estreme, 24 ore su 24.

La Protezione Civile, che vediamo spesso in azione durante le operazioni di prevenzione dei fenomeni di dissesto idrogeologico e di assistenza alle popolazioni colpite, si compone anch’essa in gran parte di volontari. Oltre ai sopracitati sono più di 44mila le associazioni di volontariato che operano in vari campi in Italia, nell’assistenza ospedaliera volontaria, nei servizi agli anziani ed ai disabili e nei sempre più crescenti dormitori pubblici e mense, aumentati in maniera esponenziale a causa della crisi economica.

I volontari non sono dei professionisti, ma agiscono in maniera professionale poiché preparati attraverso percorsi formativi rigidi; essi inoltre mettono a rischio la loro incolumità personale quando operano in situazioni di pericolo come durante i soccorsi stradali, i recuperi in montagna ed i soccorsi subacquei, oltre alla miriade di interventi tecnici dei Vigili del Fuoco. I volontari sono persone “normali”, che agiscono quasi sempre nell’anonimato, sono padri e madri di famiglia, pensionati e semplici individui che mettono a disposizione a seconda dei loro impegni nella vita quotidiana, parte del proprio tempo al servizio del cittadino, che spesso, come nel caso di molte istituzioni, non sembra essere riconoscente a tale sforzo. Hanno poca risonanza mediatica, perché probabilmente non fanno parte delle associazioni di accoglienza ai migranti, e non vanno a colpire direttamente le coscienze e a suscitare il pietismo delle persone, ma danno un contributo eccezionale al Paese, mantenendo quello che ancora di civile esiste in questa società.

Per molte persone, il ruolo del volontario è diventato a tutti gli effetti un secondo mestiere, che spesso viene portato avanti con più passione rispetto a quello per cui è pagato economicamente, perché la soddisfazione di mettere concretamente al servizio della società il proprio tempo è la ricompensa migliore. Lo strumento del volontariato ha sempre fatto comodo ai governi centrali e locali, perché ha sopperito alle lacune strutturali dei servizi ai cittadini, ma spesso non ha ricevuto quel sostegno mediatico ed economico che merita.

In una società impegnata all’esaltazione dell’individuo come entità dedita al successo ed alla scalata solitaria in un sistema ipercompetitivo, le forme di aggregazione sociale e di assistenza alle comunità e alle categorie più disagiate non hanno più importanza, non sono più una priorità nell’agenda governativa, perché gli strumenti politici si sono spostati su altro in scala globalizzata. Ed ecco quindi che fanno più risonanza mediatica due cooperanti italiane andare in Siria per aiutare i cosiddetti “ribelli moderati” e “democratici”, che non un esercito silenzioso di persone che garantisce servizi di base, senza i quali probabilmente vivremmo in condizioni peggiori di un paese del terzo mondo. Proviamo ad immaginarci l’Italia, il nostro amato e bistrattato paese, senza il volontariato e quello spirito di altruismo e sacrificio che ci ha sempre accompagnato, quello che questa società malata sta tentando in tutti i modi di toglierci.


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