La politica monetaria delle rane bollite



Il Quantitative Easing (QE) è andato così bene che ne servirà un altro. È infatti molto probabile che all’imminente incontro del 10 marzo sulla politica monetaria della Bce, Mario Draghi sfoggi il nuovissimobazooka (come amano chiamarlo i giornalisti), calibrato e perfezionato, per colpire il maledetto nemico, tornato da poco ad affliggerci: la deflazione. Un altro fallimento europeo, poiché l’unico scopo per la Bce è sempre stato quello della stabilità dei prezzi, che oltre ad essere discutibile a livello economico, andrebbe giudicato anche sul piano giuridico-costituzionale; e non si fa neanche troppa fatica! basta il primo articolo della nostra Costituzione per capire che l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro, non sulla stabilità dell’inflazione attorno al 2%. Ma per questo, rimando alle letture dei testi di Luciano Barra Caracciolo.

Eppure ci avevano detto che l’inflazione era il male assoluto, e ora che siamo in deflazione (inflazione negativa), invece di preoccuparci, dovremmo essere per strada a festeggiare e inneggiare al regime europeo, no? No. Soprattutto per un Paese con un enorme debito pubblico come l’Italia, se i prezzi calano, l’importo reale da pagare risulta maggiore, oltre agli effetti negativi su consumi, che vengono rinviati in prospettiva di prezzi sempre più bassi, e ovviamente una riduzione dei profitti e investimenti. Se un’alta inflazione non è auspicabile, la deflazione nemmeno.

Purtroppo il terrorismo mediatico mainstream ha avuto molta presa sul tema, soprattutto collegato a quello della svalutazione in caso l’Italia abbandonasse la moneta unica. Oltre all’invasione delle cavallette e alla moria del bestiame, che son sempre in voga, si è millantato spesso di una possibile inflazione del 50%, ma anche 70, 380, chi se ne frega l’importante è spararla grossa! Tuttavia, l’esperienza storica ci insegna che in seguito ad una svalutazione, il tasso di cambio si muove in modo da correggere il differenziale di inflazionecumulato fra i Paesi; come successe in Italia dopo la crisi del ’92 durante lo “Sme credibile” quando il differenziale di inflazione nei confronti della Germania fu di 19 punti, e la successiva svalutazione del 21%.

Inoltre, quando l’euro ha svalutato sul dollaro di circa il 30% dalla metà del 2014, non mi pare di aver visto vecchietti curvi sulla schiena portare la loro carriola stracolma di euretti svalutati per comprare un caffè o camionisti pagare la benzina svuotando il retro del camion pieno di banconote diventate carta straccia, anzi la svalutazione era per certi aspetti osannata.

Non si capisce perché se l’euro svaluta è una grande mossa economica che serve all’Italia e all’Eurozona per rilanciare le esportazioni, mentre se la lira svaluta è un brutto giochetto da furbetti che non serve a nulla. Sic transit gloria Italiae. Cosa aspettarsi, un altro colpetto al ribasso ai tassi d’interesse? Un prolungamento del QE? Abbiamo già visto che dei miliardi immessi, poco o nulla è arrivato a chi ne aveva veramente bisogno, sia perché le banche hanno preferito reinvestirli, sia perché queste non si fidavano né si fidano a prestare denaro in una situazione di incertezza e fallimenti a catena. Siamo arrivati al punto che persino le mosse dell’organo più importante e rappresentativo dell’Eurozona sono inefficaci o peggio dannose, e paradossalmente, senza libertà di manovra (basti ricordare che i tedeschi il QE non lo volevano nemmeno).

Ci spiegassero i “progressisti” come una Banca Centrale può fare gli interessi di Paesi estremamente diversifra loro. Per di più pare che il problema sia culturale e intellettuale oltre che meramente economico, dal momento che le recenti dichiarazioni complottiste del Presidente della Bce sulle forze misteriose che lottano per tenere bassa l’inflazione ci trasportano in un clima di ilarità e meraviglia.

Ma come Mario?! hai assistito alla demolizione di mezzo continente tramite misure di austerity, e poi ti chiedi come mai la gente non spenda, facendo salire i prezzi? Ahimè, stupisce negativamente la facilità con cuiaccettiamo e ci adattiamo a tutto, costantemente con minor forza e vigore, secondo il noto principio della rana bollita. E se noi italiani siamo in una fase di cottura avanzata, il balzo potrebbe arrivare dal popolo francese, che con le rivoluzioni ha una certa familiarità. Per questi motivi penso che abbia poco senso chiedersi cosa cambierà dopo il 10 marzo; per i “sognatori” la mossa sarà rivoluzionaria, come lo era il QE, e si è visto, o anche l’accoglienza siriana da parte dell’uomo (donna) dell’anno, e sappiamo come è finita; più verosimilmente assisteremo ad un altro tentativo di tirare avanti la baracca europea, dando un colpo al cerchio e uno alla botte, strizzando l’occhio alle élite dominanti e concedendo un biscottino a noi PIIGS. Sperando non sia avvelenato.


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