Quei gessetti colorati, quelle bandiere postate, quei post laconici di dolore e di rabbia non sono necessari se non per occupare spazio e memoria nei database. I social media e quelli tradizionali si dimostrano ancora una volta un’arma a doppio taglio: fanno aumentare l’informazione, il dolore e la rabbia degli utenti ma rendono ancora una volta un evento catastrofico come quello a Bruxelles un altro episodio da postare, da condividere, da ottenere like o reazioni: è un altro evento che si sussegue nei numeri dei social, nei media tradizionali.
Non una critica costruttiva, non una condanna alle politiche socialdemocratiche e multiculturali che re Baldovino ha inaugurato con i trattati belga-sauditi negli anni ’70. Non una critica all’approccio errato dell’Europa in politica estera; non una critica alle cause vere o presunte che hanno portato dei giovani islamici, molto presumibilmente di nazionalità belga quindi europea, a gesti simili.
È inutile condannare l’atto se non conosciamo le cause che hanno portato a ciò, così come è inutile scrivere, manifestare o ricordare attraverso i ‘je suis’ vari. Non ha senso postare, pubblicare, scrivere qualcosa se non siamo in grado di comprendere veramente come stanno le cose: che dall’11 settembre 2001 siamo in una guerra lunga ed episodica, estenuante e imprevedibile: New York, Madrid, Londra, Lagos, Parigi, Copenaghen, al museo del Bardo, poi di nuovo Parigi e ora Bruxelles.
Siamo in guerra: una guerra imprevedibile causata dagli eccessi, dal perbenismo occidentale socialdemocratico dettato dal senso di colpa e dall’economia alla violenza islamica teocratica dettata da un dogmatismo tanto forte e radicato che neanche la Firenze di Savonarola.
È una reazione, quella dei terroristi, agli attacchi destabilizzanti della NATO nel medio-oriente, in Afghanistan e in Libia.
È una reazione bellicosa e spietata alle politiche ideologiche e propagandistiche dell’Occidente che hanno distrutto almeno tre paesi, togliendo loro diritti civili e le libertà che si erano date, in base alla loro storia e alla loro cultura per un unico scopo: imporre la democrazia in paesi che non hanno avuto, nella loro storia, un processo culturale illuminista e laico.
È un’ennesima dichiarazione di guerra che l’Occidente non riuscirà a comprendere: per controbatterla e sconfiggerla ci sarà bisogno di riforme interne ed esterne: dall’imporre veramente le leggi europee nei quartieri ad alta densità islamica, come a Molenbeek; all’imporre le prediche nelle moschee in lingua locale, dove ogni cittadino belga, francese, italiano o austriaco che sia abbia la possibilità di comprendere sul serio la diversità e la grandezza della cultura araba, senza che essa diventi un fondamentalismo, oltre al controllo delle informazioni e dei messaggi che circolano dentro le moschee stesse.
All’estero: attraverso attacchi mirati all’ISIS e ai suoi alleati, attraverso un appoggio concreto ai governi più stabili e meno controversi. A differenza di quello di Erdogan in Turchia o quello della dinastia saudita, che stanno godendo dei privilegi di fedeli alleati americani e che possono permettersi di fare quello che vogliono, nel silenzio dei media dei regimi democratici e nell’indifferenza degli stanchi e silenziosi uomini d’occidente, più preoccupati di colorare la loro bacheca di Fb che di comprendere come agire consapevolmente.
(di Giacomo Pellegrini)
LINK UFFICIALE: http://www.azioneculturale.eu/2016/03/la-reazione/
Se vogliamo esser più precisi sono 20 anni e non dal 2001 che siamo in una certa guerra, ma appunto dagli anni 90' (massacro di Luxor novembre 1997, perirono moltissimi "europei"), inoltre l'"Occidente" come termine è un po' vago ed orami generico, dato che gli attentati sono ovunque e non solo in "Ocidente".
RispondiEliminaRagionamento interessante... Ma non trova che ci siano delle differenze fra i periodi presi in considerazione, ossia dal 2001 a oggi e quello degli anni 90? Dal 2000 in poi sembra che ci sia una sorta di "rottura" se cosi la vogliamo definire... Dove l'unico scopo della geopolitica non é soltanto perseguire l'interesse nazionale, ma soprattutto annientare i popoli, ma subdolamente... Ossia attaccando ad esempio le loro opere d'arte (custodi di storia e tradizione) e l'Occidente, dove con Occidente intendiamo principalmente Europa, ancora non ha una sua linea chiara, quasi come se non avesse identità... Come la cosa più importante non fosse l'armonia e il benessere dei popoli, ma quello dell'Io fine a se stesso... Oppure non é altro che il semplice continuazione di un periodo che, alla fine, non si é mai interrotto?
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