Cerchiamo di far comprendere a tutti un problema fondamentale: ogni Stato ha tre macrosettori economici. Tre. Non di più, non di meno. Questi tre macrosettori sono:
-Il settore governativo (o pubblico).
-Il settore non governativo (o privato).
-Il settore estero.
-Il settore non governativo (o privato).
-Il settore estero.
Come è naturale, ognuno di questi settori ha dei flussi, degli spostamenti di denaro in entrata e in uscita, e tutti e tre i settori sono in contatto tra loro. I flussi in entrata e in uscita nel settore governativo sono, ovviamente, le tasse e la spesa.
Nel settore non governativo sono i risparmi e gli investimenti.
Nel settore estero sono le esportazioni e le importazioni.
Ogni stato ha questi tre settori che vanno avanti con i loro flussi. Ora, esiste una semplice “equazione”, teorizzata da Wynne Godley, che dice che la somma dei saldi dei tre settori è pari a zero.
Cioè: saldo sett. governativo + saldo sett. non governativo + saldo sett. estero = 0
Cioè: saldo sett. governativo + saldo sett. non governativo + saldo sett. estero = 0
Ovvero: (spesa – tasse) + (risparmi – investimenti) + (export – import) = 0
Bene, è un concetto molto semplice. Ora facciamo un passo avanti. Se la somma di tutti e tre i settori deve essere zero, è ovvio che non possono essere tutti e tre contemporaneamente positivi o negativi.
Se fossero tutti positivi (cioè se il settore fosse in surplus), allora la somma sarebbe maggiore di zero. Se fossero tutti negativi (cioè se il settore fosse in deficit), allora la somma sarebbe minore di zero.
Se proseguiamo su questo ragionamento, diventa semplice comprendere che, quindi, il debito di un settore è sempre la ricchezza di un altro settore.
Il deficit di un settore è identico al surplus di un altro settore.
Se voglio che la somma sia zero, è ovvio che i valori devono essere opposti.
5-5=0
100-100=0
4698-4698=0
Uno è positivo, l’altro è negativo. Opposti.
5-5=0
100-100=0
4698-4698=0
Uno è positivo, l’altro è negativo. Opposti.
Se il settore pubblico è in deficit (cioè la spesa è superiore alle tasse), allora il settore privato è insurplus (cioè guadagna).
Ora analizziamo brevemente i tre settori:
1) Settore non governativo: Il settore non governativo, o privato, siamo noi. I cittadini, le aziende, il sistema bancario.
Nel settore privato nessuno può creare nuova ricchezza finanziaria al netto. I cittadini e le aziende non possono creare nuovo denaro, e il sistema bancario lo fa con il sistema credito-debito, in cui non si viene a creare, alla fine, niente di nuovo. Pertanto il netto del settore privato è zero.
Anzi, in Italia dal 1992 lo Stato ha un avanzo primario, cioè il settore governativo è in surplus. Ora dovrebbe essere chiaro, quindi, che se il settore governativo è in surplus (tasse>spesa), il settore privato è in deficit (cioè si impoverisce).
2) Settore governativo nell’eurozona: Qui arriviamo al nocciolo della questione. Uno dei più famigerati trattati europei, il Fiscal Compact, prevede che gli stati attuino il Pareggio di Bilancio, cioè che la spesa sia uguale alle tasse. Noi siamo stati i primi della classe, inserendolo nella Costituzione (Art. 81). Se la spesa è uguale alle tasse, allora è ovvio che il saldo del settore governativo diventa pari a zero.
Quindi, ricapitolando, se il settore privato non crea nuova ricchezza finanziaria, e con il Pareggio di Bilancio non può farlo nemmeno il settore pubblico, cosa resta nell’equazione della somma dei saldi?
Esatto, resta solo il…
3) Settore estero: Visto che siamo nell’Eurozona, e che quindi il settore pubblico da una parte rischia molto quando fa spesa pubblica perché rappresenta tutto denaro preso in prestito dai grandi mercati dei capitaliprivati, e dall’altra non può fare spesa a deficit per arricchire il settore privato a causa del Pareggio di Bilancio, per creare nuova ricchezza finanziaria dobbiamo necessariamente puntare tutto sulleesportazioni, dobbiamo necessariamente competere sui mercati esteri. Puntare tutto sulle esportazioni non è una scelta, non lo facciamo per prestigio, lo facciamo perché siamo obbligati.
Questo è, molto semplicemente, negativo (per il discorso export vi rimando a questo articolo:http://scenarieconomici.it/la-religione-dellexport-perche-…/ ).
La competizione sfrenata comporta quasi sempre la perdita di diritti, meno sicurezza lavorativa, tagli ai salari… ma soprattutto comporta che noi dobbiamo competere con altri sistemi in cui, al contrario di noi, lo Stato esiste eccome e fa spesa pubblica!
Inoltre, per aumentare la competitività ci sono solo 3 strade:
-Agire sul cambio (cosa che non possiamo fare all’interno dell’Euro).
-Fare investimenti pubblici (che non ci sono grazie all’austerità e alla stretta fiscale) e privati (che in un periodo di crisi e incertezza non ci sono).
-Ridurre i costi di produzione (cioè attuare sempre una svalutazione interna, ossia tagliare i salari, unica strada possibile).
E quindi ecco che se l’unica fonte di ricchezza finanziaria è il settore estero, noi dobbiamo attuare le dannose austerità per abbassare i costi di produzione, dobbiamo fare le “riforme strutturali” per aumentare la competitività, e così via.
Se volete restare nell’Euro questa è e sarà sempre l’unica strada. Se volete, invece, tornare a vivere e ad avere un guadagno, dobbiamo uscire dall’Euro, strappare i trattati e riconsegnare allo Stato il potere che gli spetta di diritto.
E questa non è un’opinione, questo è un fatto costituzionale. Se l’articolo 47 della Costituzione dice che la Repubblica incoraggia e tutela il risparmio, mi volete spiegare come può farlo se non fa deficit di bilancio? Non può.
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