Ecco come funziona la scuola russa

L'istruzione, dovere dello Stato russo




L’educazione scolastica rappresenta per l’intera Russia un dovere dello Stato. Possiamo affermare con sicurezza che, sia per impegni finanziari che per importanza, sia un obiettivo primario. Un segno indelebile per la gioventù che si affaccia alla vita.

L’istruzione inizia dall’asilo, per il quale non c’è limite di età d’ingresso. Viene richiesta solo l’autonomia nel camminare, in modo che le puericultrici possano seguire al meglio uno sviluppo pedagogico che passa inevitabilmente anche dal dover cambiare pannolini e dall’insegnare al bambino a gestire il proprio corpo, pulizia ed igiene personale comprese. Tutto ciò fino ad un’ istruzione completa, tradizionale come innovativa.

L’asilo è un luogo di crescita, non è un parcheggio. Vengono messe a disposizione strutture funzionali, sempre aggiornate nel materiale didattico e nella scrupolosissima selezione delle puericultrici (tutte laureate in materie pedagogiche) e la scelta della risorsa va oltre la persona. Vengono analizzate situazioni familiari, moralità, gli aspetti psichici e tanto altro per valutarne l’idoneità e le capacità effettive.

Le strutture per la prima infanzia sono un’eredità dell’Unione Sovietica poco appariscente: anzi il primo impatto non è certo esaltante ed estremamente decadente. In ogni caso, all’interno si entra nel cuore dell’asilo, gli ambienti e gli arredi sono rapportati unicamente al bambino e diventano improvvisamente caldi e materni, pur nella loro essenzialità e semplicità.

Ovviamente a strutture obsolete nell’architettura esterna, sono affiancati asili di nuova costruzione, dove l’aspetto esteriore è curato, ma senza dimenticare la funzionalità e l’essenzialità dello scopo. L’orario copre la durata di una intera giornata lavorativa, dalle 9 del mattino sino a sera, presumibilmente sino alle 18 ed in alcuni casi se necessario sino alle 20. Non si escludono garanzie per il soggiorno sia diurno che notturno. Durante questi orari vengono svolte tutte le attività didattiche, basate prevalentemente sul gioco collettivo.

Nel gioco viene inserita la ginnastica del corpo affinchè i ragazzi possano muoversi con maggiore autonomia ed acquisire nuovi equilibri. Ruolo fondamentale in questo è recitato dalla musica, che funge spesso da sottofondo all’intera giornata e diviene utilie ai bimbi per dare libero sfogo alla propria fantasia con i piccoli strumenti che vengono messi a loro disposizione. La persona che si occupa di ciò è una figura differente dalla puericultrice ed ha competenze musicali, oltre che pedagogiche.

Le classi dell’asilo non conoscono élite, non conoscono separazioni sociali e sono raggruppate secondo il criterio più generico dell’età che addirittura è cadenzata dal semestre di nascita, il che determina un criterio di sviluppo naturale. Bambini e bambine giocano insieme, religioni differenti sono nella stessa classe, senzaeccezioni. La religione non appartiene in alcun modo all’educazione, non desta alcuna problematica ed è del tutto estranea alla pedagogia statale.

L’ultimo anno di asilo prepara alla scuola vera e propria. Vengono sollecitati i procedimenti di apprendimento cognitivi e visivi attraverso i numeri e le lettere, fino all’apprendimento mnemonico di canti tradizionali e inni verso la Patria.

Il bambino è a conoscenza, finito questo ciclo, di ogni festività nazionale a carattere non religioso. Vengono celebrate, attraverso recite, le date storiche del 23 febbraio come giorno dell’esercito, 8 marzo come festa della donna, il 1 maggio festa dei lavoratori, il primo giorno di primavera, il 9 maggio (la vittoria della seconda guerra mondiale), 12 giugno festa nazionale della Russia, 4 novembre giornata dell’unità nazionale, sino ad arrivare al 31 dicembre che è la fine dell’anno.

Oltre a quelle nazionali vengono celebrate anche le festività scolastiche che seguono l’andamento delle stagioni e segnano il completamento di una singola tappa di “riposo” per gli studenti, per poi ricominciare fino al completamento dell’anno scolastico. Si aggiungono infine le festività a carattere territoriale a seconda della regione, che sono differenti in tutta la Russia (dove si celebrano eroi locali) e feste della tradizione rurale come la semina e il raccolto.

L’educazione prosegue nella scuola e il gioco viene sostituito dall’impegno. Alcune componenti, come i programmi e l’abbigliamento, sono uguali per tutta la Russia: la scuola dell’obbligo dura 9 anni, con esami al quinto e al nono. L’oggetto dell’insegnamento è lo studente, il risultato è l’apprendimento; il metodo è la leva per la formazione del ragazzo.

Lo studente impara il rispetto dell’autorità preposta all’insegnamento, si occupa delle pulizie a scuola e nelle aree limitrofe, in qualunque condizione metereologica. Vedere gruppi di studenti spalare la neve o rastrellare le foglie, piantare alberi e fiori, è assolutamente normale e non rappresenta in alcun modo un’eccezione o una punizione. Il ragazzo viene anche responsabilizzato nella cura del materiale didattico e delle strutture, diviene il protagonista di un lungo percorso che dura 9 anni, sempre nello stesso edificio scolastico, con continuità didattica.

Il materiale didattico costituito da libri, quaderni e strumenti per il disegno e le applicazioni tecniche è gratuito per tutti i meno abbienti, e dal costo estremamente ridotto per tutte le altre classi sociali. L’istruzione è la porta di ingresso per la società in tutti i suoi aspetti, a prescindere da un futuro lavoro e dalla sua retribuzione. Lo Stato dispone di fabbriche impegnate nella produzione di tutto ciò che sia destinato all’istruzione e all’infanzia, affiancato dall’impresa privata. L’istruzione arriva in tutti i villaggi, anche i più remoti: nei casi più estremi si fa ricorso ad autobus messi a disposizione gratuitamente se non dovesse esistere un complesso scolastico o un asilo nelle vicinanze più prossime.

Trascorsi i 9 anni dell’obbligo è tempo di scelte. Inizia un nuovo percorso che porterà a una specializzazione che potremmo definire, in modo forse improprio, “dell’ arte e dei mestieri”: simile ai college di tradizione anglosassone o, se vogliamo, alle scuole superiori italiane. C’è però l’alternativa di un percorso finalizzato al proseguimento degli studi universitari con relative specializzazioni.

Infermieri, elettricisti, geometri, etc, passano dalla scuola tecnica senza per questo essere preclusi in modo assoluto dall’Università. La scelta di proseguire gli studi invece presenta una continuità e un approfondimento delle materie proiettate verso qualunque disciplina universitaria. Inutile dire che il percorso è selettivo e l’opzione di passare alla scelta di imparare un’arte non è inusuale.

Lo Stato nel tempo ha modernizzato la scuola, ma ha anche conservato l’intera struttura tecnica senza alcun stravolgimento. Ha provato per un periodo limitato a porre cambiamenti nella didattica universitaria e nei sistemi di valutazione (come per esempio nell’introduzione dei close test): ma visti i risultati non esaltanti, dopo solo alcuni anni, si è tornati alla tradizione. Questo perché incredibili mancanze sono state riscontrate, dopo il conseguimento della laurea, nel campo applicativo lavorativo.

Oggi nella Russia moderna c’è stato anche spazio anche per una futile polemica che congediamo in pochissime righe: un’ impresa privata ha avuto l’ardire di mettere l’immagine di Stalin sulla copertina dei quaderni come eroe della Russia, accompagnata ovviamente a quella di altri poeti, scrittori, astronauti e tanto altro.

Una provocazione che ha suscitato notevoli polemiche in una società complessa e, di fondo, conservatrice. Sulla questione è intervenuto il ministro dell’educazione Andrej Fursenko: “Lo trovo scorretto. Un fenomeno negativo”, ha detto, precisando che, non essendo stati prodotti dal Ministero dell’Educazione.

Dalla Camera Pubblica (un organo di consulta legislativa russo), arrivano commenti che indicano questa iniziativa come “una barbarie” e una cosa “moralmente perversa”. “Gli eroi russi sono altri e non necessitano mere provocazioni”; Stalin, come “generalissimo” , appartiene alla storia della Russia, ai libri, ma non certo ai quaderni.

In ogni caso, gli studenti russi conoscono la storia del loro Paese, e forse questa immagine quasi caricaturale rappresenta l’ironia verso un insegnamento duro e selettivo; insomma, diciamolo pure, quasi staliniano.


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