Storia dell'arte abolita nelle scuole: facciamo chiarezza


Nelle ultime ore si è diffusa a macchia d’olio una notizia “allarmante”: è definitiva la cancellazione dell’insegnamento della storia dell’arte dalle scuole italiane. Il fatto sarebbe emerso dopo che, si legge anche sul mediano.it, la Commissione Cultura ha detto no “alla reintegrazione delle materie artistiche nelle scuole italiane”, mandando tra l’altro “in frantumi i sogni e le speranze di Maria Chiara Carrozza, attuale ministro dell’Istruzione, che aveva sottoposto alla Commissione il caso”. I riferimenti ulteriori sono poi alla presentazione della raccolta firme con la quale si chiedeva (ad ottobre) di “ripristinare l’insegnamento della storia dell’arte” pesantemente ridimensionato dopo la riforma Gelmini. L’appello sosteneva: “E’ fondamentale, soprattutto in una fase così complessa ed economicamente fragile come quella che l’Italia sta attraversando, attuare tempestivamente scelte che si muovano nella direzione opposta a quanto fatto negli ultimi anni. Intervenire con una Riforma dell’Istruzione che potenzi questo ambito di studio produrrebbe degli enormi benefici, a più livelli: civico-formativo ed economico-occupazionale (che corrispondono poi ai punti critici della nostra società)“. Nel Paese dei Beni Culturali per eccellenza, continuare ad impedire ai ragazzi di maturare una adeguata conoscenza del proprio patrimonio artistico, significa infatti ostacolare non solo una formazione culturale degna di questo nome, ma anche lo sviluppo di quel senso civico che tutti noi auspichiamo e che si sviluppa a partire dalla conoscenza e dal conseguente rispetto per quell’insieme di valori territoriali, ambientali, storici e artistici che chiamiamo Cultura. Se non si apprende la storia dei luoghi e dei monumenti che ci circondano, come si potrà maturare il valore del rispetto per gli spazi comuni?”

Come detto il riferimento era alla riforma Gelmini, passata nel 2009 nonostante l’ostruzionismo dell’opposizione e le proteste degli studenti. Sulla questione però le “interpretazioni” divergono da sempre. Da una parte ci sono le considerazioni dell’associazione nazionale disegno e storia dell’arte che spiegano come per effetto della Riforma Gelmini siano stati soppressi gli insegnamenti di Storia dell’Arte:

Negli Istituti Professionali Disegno Professionale e Comunicazione Visiva, indirizzi ex OPERATORE GRAFICO e TECNICO DELLA GRAFICA PUBBLICITARIA, (monte ore annuale pari a 198: 6 ore settimanali);(monte ore annuale pari 132: 4 ore settimanali) indirizzi ARTI GRAFICHE e ARTI FOTOGRAFICHE
Istituti Tecnici: Confluiti nel nuovo indirizzo GRAFICA E COMUNICAZIONE, settore TECNOLOGICO, secondo il nuovo ordinamento, nel biennio, vengono eliminate le discipline della C.dC. A025. Negli ordinamenti speciali (ITSOS) il Ministero non riconosce più la legittimità delle sperimentazioni in cui veniva insegnata la disciplina Disegno e Storia dell’arte: soppresse le materie caratterizzanti; Disegno professionale, è stato sostituito genericamente da Tecnologie e tecniche di rappresentazione grafica,
LICEI SCIENZE UMANE e LICEI LINGUISTICI – La disciplina Disegno e Storia dell’arte viene cancellata nei bienni; Viene cancellato il “Disegno” nei relativi trienni; la disciplina assume la denominazione “Storia dell’Arte”: gli studenti dei Licei Scienze Umane, futuri docenti della Scuola Primaria, vengono lasciati nel vuoto formativo più inaccettabile,
I docenti A025 denunciano, inoltre, l’ assenza della disciplina A025 Disegno e Storia dell’arte dai LICEI ARTISTICI nell’indirizzo GRAFICO, e nell’indirizzoDESIGN, in relazione al passaggio forzoso a Liceo degli ISTITUTI PROFESSIONALI, indirizzo OPERATORE GRAFICO e TECNICO DELLA GRAFICA PUBBLICITARIA (come avvenuto per altri indirizzi di carattere artistico non più collocabili all’interno del loro inquadramento precedente alla riforma). Perenni assenze: Rimane invariata la negata opportunità per i geometri, che si occupano di case, ambiente e territorio: per loro, Disegno e Storia dell’arte è vietato da sempre: prima della riforma e dopo.

A tali accuse il Ministero ha provato poi a rispondere con una nota prima dell’inizio dell’anno scolastico 2011 – 2012, spiegando:
La presunta riduzione di ore di storia dell’arte non trova alcun riscontro nei nuovi programmi introdotti con la Riforma della scuola secondaria di secondo grado. Rispetto infatti al precedente ordinamento nel liceo scientifico il totale delle ore dedicate alla storia dell’arte, integrato con il disegno tecnico, è rimasto assolutamente invariato anche se l’orario è stato rimodulato.
Nel liceo classico il vecchio ordinamento prevedeva un’ora di storia dell’arte in terza e quarta e due ore in quinta. Dopo la Riforma le ore di storia dell’arte sono state aumentate a due per tutti gli anni del triennio.
La Riforma ha inoltre esteso lo studio della storia dell’arte inserendola in tutti i programmi dei nuovi licei che sono stati creati: il Liceo delle scienze umane, il Liceo Linguistico, il Liceo Musicale oltre naturalmente il Liceo artistico che è stato profondamente riorganizzato.
Anche nelle scuole medie, dopo la Riforma Moratti, era stata inserita l’ “educazione artistica” che prevede non solo il disegno ma anche elementi di storia dell’arte. Non c’è stata alcuna riduzione nei programmi della scuola media per questa disciplina.
Nelle scuole secondarie superiori non può essere fatto alcun confronto organico con la miriade di sperimentazioni (oltre 800) che avevano numerosi modelli orari e si differenziavano l’uno dall’altro sia nelle ore che nelle discipline, rispetto agli ordinamenti sui quali è intervenuta la Riforma.
Nel mezzo, una serie di inchieste ed analisi hanno evidenziato il “lento svuotamento” del valore dell’insegnamento della Storia dell’Arte nelle scuole superiori italiane. Scriveva l’Espresso solo qualche mese fa: “Con tutta evidenza chi ha rifatto i quadri orari della scuola superiore ha pensato che i ragazzi e le ragazze che vanno a imparare “un mestiere” non abbiano alcun bisogno di sapere di Giotto e Bernini.[...] Per farla breve: la storia dell’arte non fa parte della formazione di più della metà degli adolescenti italiani – gli iscritti a istituti professionali e tecnici“. Il riferimento era ovviamente anche all’incapacità del nuovo Governo e del ministro per l’Istruzione Carrozza di mettere in campo strumenti che ripristinassero, almeno in parte, le modalità di insegnamento pre – Gelmini. Il punto è che nel decreto Scuola della Carrozza non c’è stato alcun tipo di “possibilità” di interventi di questo tipo, se non l’approvazione in Aula di un generico ordine del giorno che impegnava il Governo ad intervenire successivamente e salvo il recupero delle risorse.



Tutte cose già note fin qui. Cosa è cambiato dunque? Quando e come si è espressa la Commissione Cultura della Camera dei deputati? Chi ha riportato la presunta notizia non lo dice, né linka un atto ufficiale, né propone dichiarazioni di membri della Commissione. Peraltro, una rapida verifica sul sito della Camera consente di verificare l’inesistenza di atti al riguardo. Fonti interne alla Commissione ripetono che “non risulta pervenuta alcun tipo di comunicazione di questo tipo” e che con buona probabilità “si tratta della questione sollevata e discussa alla fine di ottobre 2013″. A quella data la Commissione si espresse in modo chiaro come ricorda Il Giornale dell’arte: “Il 31 ottobre 2013 era finalmente arrivato in Commissione Cultura Scienze e Istruzione della Camera l’emendamento «C 1574-A» presentato da Celeste Costantino, deputata di Sel, per il «Ripristino della Storia dell’arte nella Scuola secondaria». Il sì sembrava scontato ma alla fine l’emendamento «non ha trovato ascolto», bocciato perché, dice la motivazione della maggioranza della Commissione, reintrodurre la materia «significherebbe aumentare una spesa che è stata tagliata perché il Paese non è in grado di sostenerla»“.

Insomma, nulla di nuovo. Purtroppo, verrebbe da aggiungere.

LINK ALLEGATI: http://www.camera.it/_dati/leg17/lavori/stampati/pdf/17PDL0009381.pdf (emendamento deputata di Sel)

                                                                 VIS SAPIENTIA

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