“Io espongo psicoanalisi da pareti e specchi dell'inconscio collettivo.Le scienze e le religioni pretendono di spiegare l'eterna domanda del senso dell'esistenza, la profonda dicotomia tra il materiale e lo spirituale.Voglio che i miei quadri siano come uno specchio abbastanza lontanoda poter vedere in esso non la nostra immagine contemporanea,bensì la parte più antica del nostro cervello, le pulsioni e le paure primordiali,ilnostro sistema limbico, il nostro cervello di rettile.”DinoValls 2010
Con questo articolo, desidero omaggiare uno dei più grandi artisti contemporanei, Dino Valls.
Il pittore in questione è nato in Spagna, classe 1959 ed è laureato in medicina e chirurgia. I suoi studi sono stati e sono tutt'ora uno “strumento” mediante il quale egli scava in profondità dei drammi, dei dubbi, o semplicemente delle angosce che un individuo può riscontrare nel corso della sua esistenza. Il vero protagonista presente sulle tele di Dino Valls non è un volto in quanto tale – lo si capisce dal fatto che le figure umane da lui riportate su tela non sono visivamente catalogabili nel genere femminile o maschile, a meno che ne sia evidente il sesso. Gli sguardi e le labbra non richiamano né all'uomo né alla donna. Da ciò si evince la chiara intenzione dell'artista di far soffermare l'osservatore dei suoi quadri su un'interiorità senza dubbio disturbata.
Gli sguardi su tela, o su olio, a seconda della tecnica usata dal pittore, sono freddi, tanto che l'osservatore si chiede se ciò che sta vedendo raffiguri una sofferenza presente in un corpo ancora vivo il quale cerca di superarla, oppure una sofferenza che ha preso il sopravvento sulla persona tanto da spegnerne i battiti cardiaci determinandone uno sguardo inerte. La sofferenza, i conflitti psichici, le paure ed i tormenti emergono da una “tortura” che l'artista dipinge su un viso o su di un corpo con strumenti e fisionomie che richiamano l'ambito medico-ambulatoriale, in un certo senso amplificato e spesso surreale. Sembra quasi che lo strumento chirurgico e l'anatomia del corpo umano messa in risalto, servano a far emergere tormenti fino a quel momento nascosti. Effettivamente l'artista sostiene che nei suoi lavori è presente l'influenza di Jung e delle dinamiche di proiezione mistica che ci legano al nostro impulso.
I quadri di Dino Valls sono estremamente complicati, nell'analisi e nella forma. Non nascono assolutamente dal realismo, bensì da una sua imprecisa sensazione. Egli stesso ha espresso di percepire una carica psichica profonda dai suoi quadri ma di non riuscire a dare ad essi un'interpretazione prettamente razionale. Molte correnti filosofiche appartenenti prevalentemente all'antropologia corrente, hanno sostenuto che vi sia un legame profondo tra razionalità ed immaginario e che non si possa dedurre la realtà senza immaginazione. Dunque, il fatto che Dino Valls non abbia una chiara visione razionale dei suoi lavori o della carica psichica che percepisce da essi, non è affatto opinabile. Nei suoi lavori c'è un richiamo evidente anche all'inconscio, tanto che Valls ha affermato che spesso l'origine dei quadri proviene anche dai suoi sogni.
Nelle sue tele dunque riscontriamo una vero somiglianza figurativa che sfocia nella perversione, nel paradosso e nel conflitto tra irrazionale e realtà apparente. A mio avviso è uno degli artisti contemporanei capaci di imprimere su tela il subconscio in modo originale ed affascinante. Il pittore ha esposto in Italia a Roma presso il Polittico dal 2005 fino al 2011 determinando una mostra ogni due anni circa. Altre mostre sono state organizzate in altre città italiane come Perugia e Milano. L'ultima è stata tenuta a Catania durante il mese di aprile 2014.
DANIELA BRUNI
Adoro Dino Valls, e chi ha scritto l'articolo è competente in materia. Complimenti
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