(Immagini: a sinistra Giorgio Napolitano ad un comizio del PCI negli anni '60, a destra con Henry Kissinger nel 2001) |
Al di là delle sirene televisive e dei grandi media censori, noi preferiamo pubblicare la vera storia - con le sue "evoluzioni" politiche - del dimissionario Presidente della Repubblica. Giorgio Napolitano nasce il 29 giugno 1925 a Napoli, si diploma al liceo Tito Livio, nel 1942 inizia gli studi in legge all'Università Federico II, laureandosi nel 1947. Ed è qui che inizia la sua brillante carriera: nei GUF (Gruppi universitari fascisti), che stranamente abbandonerà in piena guerra, quando ormai le truppe anglo-americane avanzavano sul suolo italiano. Napolitano in seguito si giustificherà affermando che "il GUF era in effetti un vero e proprio vivaio di energie intellettuali antifasciste, mascherato e fino a un certo punto tollerato". Dubitiamo di ciò, ma proseguiamo...
Nel 1944-1945 cambia bandiera e aderisce al Partito comunista italiano. Nel 1953 viene eletto deputato entrando nelle grazie del "cittadino sovietico" Palmiro Togliatti, allora segretario nazionale del PCI. Ricopre incarichi importanti all'interno del Comitato centrale e del Direttivo nazionale. Durante la "Rivolta di Budapest" nel 1956 si schierò in una propaganda violenta indetta anche dal quotidiano "l'Unità", contro quegli studenti, braccianti ed operai che venivano schiacciati dai carri armati russi, asserendo che questa repressione "ha non solo contribuito a impedire che l'Ungheria cadesse nel caos e nella controrivoluzione, ma alla pace nel mondo".
Andiamo avanti. Negli anni sessanta, propone un nuovo percorso del partito guardando al PSI e alla DC non più come degli avversari. Quest'altro cambiamento lo porta a viaggiare in Germania (Ovest) e Regno Unito intervenendo in importanti conferenze di politica internazionale nelle università. Diventa un social-democratico e guarda con ammirazione l'Atlantismo e la NATO, rinnegando perciò l'amato "Patto di Varsavia". Non è mancato un "ritorno di fiamma" nel 1974 incontrando il dittatore comunista rumeno Nicolae Ceaucescu. Misteriosi però sono quei viaggi negli Stati Uniti nel 1978, durante il sequestro di Aldo Moro, e un altro nel 1989 in compagnia di Achille Occhetto. Due eventi mai accaduti nella storia della "guerra fredda", quando venivano rifiutati i soggiorni negli USA ad appartenenti dei Partiti comunisti di tutto il mondo.
Il perché lo scopriamo nel 2001, quando in Italia arriva Henry Kissinger, noto membro di gruppi massonico-finanziari come Bildelberg, Rockfeller e commissione Trilaterale. Fu lì che l'ex ministro di Richard Nixon definì il nostro Giorgio "il mio comunista preferito", al che Napolitano lo volle correggere dicendo "Il mio ex comunista preferito!". C'è poco da ridere! Segue il percorso dell'ex PCI dopo la Caduta del Muro di Berlino negli anni '90, aderendo ai Democratici di Sinistra. Da deputato ricoprirà gli incarichi di Presidente della Camera e di Ministro dell'Interno con i governi D'Alema e Prodi, alternandoli con elezioni al Senato e al Parlamento Europeo.
Il 15 maggio 2006 viene eletto Capo dello Stato e riconfermato il 20 aprile 2013, con le dovute critiche da parte dell'opinione pubblica italiana. Si è dimostrato da sempre un acerrimo difensore della Costituzione della Repubblica Italiana, "Carta" da mettere in discussione proprio per la sua non attualità ai tempi, per il metodo oligarchico di elezione presidenziale e per il suo utilizzo a scudo di legittimità da parte delle caste partitocratiche. Il "mutatore di pelle" ha abbracciato ovviamente le politiche di austerity dell'Unione Europea e il sistema unico monetario Euro. Politiche ormai note per aver causato la crisi economica degli ultimi anni.
Ha sostenuto, o meglio, imposto i governi Monti, Letta e l'attuale Renzi. Questi esecutivi hanno fatto dell'Italia una nazione sprofondata nell'anarchia interna, invasa da un'incontrollata immigrazione clandestina, serva delle grandi banche ed in politica estera schernita-ricattata con il caso dei Marò.
Il nostro caro, non molto, ex Presidente della Repubblica, o Re Giorgio come dir si voglia, era ministro dell’Interno all’epoca delle rivelazioni di Schiavone alla Commissione d’inchiesta e sulle quali vigeva fino all'anno scorso il segreto di Stato. Queste rivelazioni sul ciclo dei rifiuti, sono davvero raccapriccianti. Napolitano sapeva dei terreni coltivati coi rifiuti tossici.
Un documento che risale al 1997 e che dimostra come quanto accaduto in provincia di Caserta, con lo smaltimento illecito dei rifiuti, era in realtà ben noto a buona parte della politica. È l'audizione di Lucio Di Pietro (allora sostituto procuratore presso la Direzione nazionale antimafia) e di Federico Cafiero de Raho (sostituto procuratore della Dda di Napoli) davanti alla commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti sulle attività illecite ad esso connesse.
Un'audizione nel corso della quale Di Pietro racconta dei fanghi del depuratore di Villa Literno utilizzati per concimare i terreni coltivati ed il dottore de Raho si spinge a dire, proprio relativamente a quella che diventerà poi parte della Terra dei fuochi, che il casertano "è la peggiore zona d'Italia". Siamo a dicembre del 1997, il centrosinistra ha vinto da poco più di un anno le elezioni con Romano Prodi e, all'alba della prima crisi di quattro che caratterizzeranno quella maggioranza, viene istituita la commissione. Le parole dei magistrati sono chiaramente relativi alle 'prime scoperte' effettuate indagando sul traffico dei rifiuti del Nord Italia del clan dei Casalesi.
E tutto viene registrato. E, immaginiamo, portato al vaglio del governo. Un governo che aveva come presidente del Consiglio dei Ministri Romano Prodi, ma, soprattutto, con 'delegati' nei vari ministeri che ancora oggi sono sulla scena politica nazionale. Basti pensare a Walter Veltroni (allora vice presidente del Consiglio), Anna Finocchiaro, Livia Turco, Lamberto Dini, Piero Fassino, Carlo Azeglio Ciampi, Vincenzo Visco, Pier Luigi Bersani, Rosy Bindi finendo con l'ex capo dello stato Giorgio Napolitano che era ministro dell'Interno. Tutte persone che, oggi, si definiscono 'stupite' da quello che sta accadendo a Caserta e Napoli e che invece, dai documenti, sembra davvero difficile pensare che 'non sapessero'. Anzi, ci verrebbe da dire: non potevano non sapere.
Per leggere le dichiarazioni in commissione: http://www.parlamento.it/parlam/bicam/rifiuti/Sedute/23.htm
Per quanto riguarda la trattativa Stato mafia, Il Presidente Napolitano può essere definito come un testimone che diceva di non sapere nulla, ma che risponde a tutte le domande in maniera dettagliata, anche se non dice tutta la verità... ma andiamo avanti.
Ecco il testo della sua deposizione: http://download.repubblica.it/pdf/2014/locali/palermo/udienza_napolitano.pdf?ref=nrct-12
Infine il 14 gennaio 2015 "Re Giorgio" si dimette in pieno teatrino della politica renziana, per rimanere comunque al Senato a vita come previsto dalla Costituzione. Ad oggi ha ricevuto ben 240 mila euro l'anno di stipendio da Presidente e riceverà una pensione di 15 mila euro al mese (forse qualcosa di più). Ritenuto da alcuni il migliore, da altri il peggiore. Certamente tutti non potranno negare che Giorgio Napolitano sia stato un camaleonte.
VIS SAPIENTIA
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