In fondo alla recensione è presente una breve intervista che ho posto a Chie Yoshii
“Pur caricandosi di tanta memoria, doveva anche restare innocente” Ungaretti.
Ed è con questa citazione, che apro il mio post. Una frase di G. Ungaretti, la quale se pur ha tutto un altro significato rispetto a quello da me attribuitogli in questo contesto artistico, racchiude a mio avviso, ciò che è possibile percepire nelle tele di Chie Yoshii.
Chie Yoshii, artista, nonchè pittrice di origine giapponese e trasferita negli USA ormai dal 2000, è incantevole. Le sue tele hanno a che fare con un immaginario di primo grado. Non che ci voglia chissà quale mente per immaginare il corpo di una donna accanto a quello di un animale, o un corpo umano per metà animale, ma il modo in cui si può immaginare tale scenario ha una valenza importante; l’artista determina questo scenario in modo sublime. Come prima accennato si è trasferita negli USA nel 2000, studiando precisamente al Massachusetts College of Art, compiendo i suoi studi con Adrian Gottlieb per molteplici anni. Si conosce poco della biografia di questa pittrice contemporanea, ma le sue tele lasciano grande spazio alla psicologia umana. Nei suoi lavori prevale il rosso, il rosso come colore decorativo di fiori incuneati nei capelli lunghi e dall’aspetto setoso, tipico dell’immaginario ideale di una donna eterea. Il rosso come elemento di forza e di audacia, il rosso che persevera nel trarre in tentazione l’osservatore del dipinto, mantenendo paradossalmente grazie a tutti gli altri elementi raffigurati, un’innocenza ben evidente dettata dalle gesta e dagli sguardi, che a volte, guardano in basso. II volto, come l’animale, è protagonista indiscusso; questo ultimo rappresenta la base principale, se non l’unica, dove l’intimo e le confidenze di queste donne, ambientate tra l’etereo ed il peccaminoso, poggiano. Immaginate di togliere dal quadro l’animale, togliereste l’elemento di forza di questi sguardi consapevoli ed al contempo illusionisti volti ad ammaliare lo spettatore dei loro inventivi e primitivi giochi. Il corpo è dipinto ispirandosi al concetto di bellezza corporea che era in voga almeno un secolo fa. Lo si capisce anche dal colore della pelle, rigorosamente bianca. Elemento anche questo che indicava bellezza oltre che nobiltà in epoche passate. Sostanzialmente Chie Yoshii determina nei suoi quadri una miscela cangiante di colori, pennellate dal gusto ancienne e nobile che desta l’idea di contenere una qualche magia. Guardare le sue tele è come veder passare un sogno e poterlo fermare; poter farsi raccontare dal sogno stesso tutte le nostre pulsioni e fantasie contornate da ludici ed impudici dettagli dove per bizzaria voluta, emerge una grande conservazione del proprio corpo adornato da animali, unici profanatori e conservatori.
LE MIE TRE BREVI MA COINCISE DOMANDE FATTE ALL’ARTISTA GIAPPONESE:
1)You paint women, that is visible. They seem to be sinful and lustful. They show her nude body but at the same time, see into their eyes. See their gestures, it is possible to see they innocence too. So, my question is; which of the two (sinful or innocence is more present in you painting).
–I love your take on my paintings. I’d like to be in between those two. In the middle of contradiction, yin and yang, or sacred and profane is the place I feel truthful and comfortable.
2)Why do you paint just occidental face and not japanese face, being you are japanese?
–I paint what I find beautiful, so it is not intentional, but I suppose occidental faces are more mysterious to me than familiar Asian faces. Mystery enhances the sense of beauty.
3)About your amazing artworks. Are you influenced by any other artists?
–Jan van eyck for his color. Caravaggio for his dramatic lighting. Gustave Moreau and Henri Rousseau for their imagination.
Ringrazio Chie per la sua gentilezza nel rispondere ed in parte, confermare, quanto avevo in precedenza recensito, aggiungendo che è davvero bizzarro come noi occidentali troviamo misteriosi gli orientali, e contrariamente, questi ultimi trovano misteriosi i nostri lineamenti. Chie nell’intervista ha asserito che non dipinge mai donne del suo paese perchè le reputa familiari. Anche questa volta, il fascino del diverso, viene confermato.
LINK UFFICIALE: https://danielabruni1987.wordpress.com/2015/06/05/chie-yoshii-limmaginario-sublime-di-un-sogno-che-racconta-le-nostre-fantasie/
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