Deutsche Bank: il re è nudo!



Deutsche Bank è indagata per manipolazione di mercato dalla procura di Trani assieme all’ex management del gruppo, tra cui l’ex presidente Josef Ackermann. Le accuse riguardano la vendita, per 7 miliardi di euro circa, di titoli di Stato italiani nel primo semestre 2011. In piena crisi del debito sovrano, poco prima della lettera della Bce che di fatto segnò la fine del governo Tremonti-Berlusconi e l’avvento dei “professori” di Mario Monti. 

Ma andiamo con ordine. Ricordate quello che è successo ai PIIGS (acronimo di Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna), ossia ai paesi maiali, i paesi che secondo l’Unione Europea hanno una finanza un po’ troppo allegra? Riprendiamo la situazione italiana. Già verso Settembre, la situazione dello spread comincia a farsi pesante per l’Italia, che supera quello fra i bonos spagnoli e i bund tedeschi. Ma cos’è lo spread? Lo spread, o differenziale per dirla in gergo nostrano, non è altro che la differenza tra i rendimenti (ossia il premio per aver investito in un titolo anziché aver detenuto moneta in forma liquida) dei bund tedeschi, giudicati come i più sicuri dalle agenzie di rating e i rendimenti dei BTP italiani. Quando lo spread aumenta, lo stato italiano dovrà pagare maggiori tassi di interessi sui suoi titoli di stato, aggravando così le sue finanze pubbliche, rendendole sempre più insostenibili e portando lo Stato stesso a essere insolvente. Ma che ruolo hanno le agenzie di rating?

Giudicano il merito creditizio di una obbligazione, dandole un voto sulla sua capacità di ripagare i propri debiti: in parole povere, se il titolo è giudicato sicuro, con merito creditizio AAA+ secondo la classificazione delle maggiori agenzie di rating, la sua probability of default (in gergo economichese rischio di insolvenza o rischio creditizio) è prossima allo zero. Quindi un qualsiasi investitore o risparmiatore che voglia acquistare un determinato titolo obbligazionario farà fede ai giudizi delle agenzie di rating. Secondo il PM Michele Ruggiero, che da anni indaga sugli accadimenti del 2011 che hanno portato alla caduta del Governo Berlusconi in circostanze misteriose, specie dopo la famosa lettera inviata dalla BCE allo stesso Berlusconi in cui si chiedevano manovre finanziarie lacrime e sangue con annessa cessione di sovranità alla Troika (l'insieme dei creditori ufficiali durante le negoziazioni con i paesi, ed è costituito da rappresentanti della Commissione europea, della Banca centrale europea e del Fondo monetario internazionale), le agenzie di rating avrebbero occultato, sporadicamente, i veri dati sui giudizi creditizi inerenti all’Italia, facendoli ricadere sul Governo italiano, facendolo spaccare e portandolo alle dimissioni nel Novembre 2011, facendo si che al posto di Berlusconi ci fosse un uomo di fiducia, Mario Monti della Goldman Sachs, che ha governato l’Italia per 13 mesi. Inutile dire che poi la sua storia la conoscete già… molto nota è la “cara” (non per molti) Legge Fornero approvata dal suo governo.

Cosa centra tutta questa storia con l’indagine nei confronti della Deutsche Bank? Secondo lo stesso PM, ritiene di essere competente ad indagare in base all’articolo 10 del Codice di procedura penale, secondo cui in caso di reato commesso interamente all’estero da soggetti stranieri residenti all’estero la competenza è del magistrato che per primo ha iscritto la notizia di reato “gli ex- vertici nascondevano agli stessi Mercati e al ministero dell’Economia italiano la reale intenzione della banca di ridurre drasticamente e nel brevissimo termine (nel primo semestre 2011) il possesso di titoli del debito italiano in portafoglio“. 

La vendita massiccia dei titoli di Stato italiani, secondo l’accusa, ha alterato il valore di mercato dei titoli stessi perché è stata fatta violando la normativa in vigore. Infatti Deutsche Bank, in tre pubblicazioni nel periodo febbraio-marzo 2011 definì sostenibile il debito italiano, ma non rese nota la sua intenzione di ridurre subito e drasticamente i titoli emessi dal Tesoro che aveva in portafoglio. Volontà che invece risulta chiara alla luce delle vendite per 7 miliardi ‘over the counter’, che per i pm sono state giustificate “falsamente” a posteriori nell’informativa periodica del giugno 2011 con la necessità di ridurre la sovraesposizione del gruppo al rischio sovrano dell’Italia a seguito dell’acquisizione di Postbank di fine 2010.

Nello stesso periodo, Deutsche Bank acquistò circa 1,4 miliardi di Credit default swap, strumenti finanziari che assicurano contro il rischio di default, per coprirsi rispetto all’esposizione al rischio Italia. Quegli acquisti non furono comunicati dal gruppo bancario né ai mercati finanziari né al Tesoro. L’insieme di queste condotte, stando all’accusa, dà il via a una manipolazione del mercato perché idoneo ad alterare la regolare formazione del prezzo di mercato dei titoli di Stato italiani sia nel primo semestre 2011 (quando il mercato ignorava le dismissioni di titoli) sia successivamente alla pubblicazione periodica del giugno 2011. In quest’ultima occasione il mercato e gli operatori – sostiene il pm Ruggiero – seppero della massiccia e repentina riduzione dell’esposizione della banca al rischio Italia interpretandola come un “chiaro segnale di sfiducia del gruppo nei confronti della tenuta del debito sovrano italiano”. 

Benissimo. Ma cosa succede a livello economico? Cosa centra tutto questo? Quando c’è una speculazione in atto, in ottica di downgrading (Svalutazione), i titoli per l’appunto si svalutano. La Deutsche Bank, ai tempi, ha venduto circa l’88 per cento del debito pubblico italiano e questo, dagli investitori, può essere giudicato come un segnale di allarme e difatti hanno iniziato a vendere anch’essi i titoli che avevano nel loro portafoglio, dando il via a una grande speculazione finanziaria. Quando c’è un eccesso di vendita (tanti investitori presenti nel mercato vendono lo stesso titolo contemporaneamente) il titolo perde di valore e gli investitori, pur di non perdere tutto il capitale investito, si “accontentano” di ridurre il più possibile le perdite di capitale investito. Ovviamente per ricollocare il titolo non desiderato è necessario aumentare il tasso di interesse pagato, per renderlo più appetibile all’interno del mercato secondario, luogo elettronico oramai in cui si scambiano le obbligazioni già esistenti. Economicamente, successe questo.

Vedremo nei prossimi giorni l’evolversi delle indagini nei confronti di Deutsche Bank. L’unica cosa che traspare al momento è che la finanza mondiale, nel nome del profitto, sta distruggendo i diritti sociali dello Stato e degli stessi cittadini europei, mettendo a nudo la sua natura distruttiva.

                                                            VIS SAPIENTIA

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