Si sente parlare molto delle ONG (Organizzazioni Non Governative) che operano nei paesi del cosiddetto terzo mondo e nei paesi in via di sviluppo, sono migliaia e sono prevalentemente presenti in Africa e Medio Oriente. La domanda che lecitamente ci si pone è se veramente queste associazioni agiscano nell’interesse dei popoli più poveri e disagiati del pianeta, o se in molti casi siano dei grimaldelli strumentali alla politica estera dei paesi più potenti, con lo scopo di destabilizzare gli equilibri e la sovranità di molte nazioni non “allineate”, o semplicemente per raccogliere informazioni e mantenere lo statu quo esistente e funzionale a multinazionali e potentati locali.
In Africa, come detto, operano migliaia di queste ONG, dai nomi più variegati e di impatto, ed hanno un modus operandi apparentemente goffo e ingenuo. Gli operanti ONG sul campo sono spesso sprovveduti studenti occidentali, o cooperanti in pensione con la spinta umanitaria di fare del bene, senza però avere una profonda conoscenza delle dinamiche socio-culturali dei Paesi nei quali operano.
Spesso questi cooperanti sul campo ricevono stipendi di tutto rispetto se paragonati alla povertà e alla diseguaglianza sociale in cui operano, hanno la copertura e la protezione diplomatica delle nazioni di appartenenza, ma agiscono con spregiudicatezza mettendo molte volte a repentaglio la propria incolumità personale. Sono quasi sempre coordinate da dirigenti dagli alti compensi, i quali spesso non hanno alcuna intenzione di creare una seria cooperazione di sviluppo, ma di raccogliere informazioni sulle dinamiche politiche e di polizia, militari e sociali delle popolazioni locali, sempre a senso unico, senza approfondire situazioni che meritano un’analisi ad ampio spettro.
Costruire ospedali, impianti di irrigazione o infrastrutture richiede una presenza di personale specializzato ed esperto e sembra che le ONG al loro interno ne abbiano ben poco, e che si affidino esclusivamente a sentimenti visionari che quasi sempre non coincidono con la realtà dei fatti. Molte di loro agiscono sotto l’ombrello dell’ONU, le stesse Nazioni Unite che spendono l’80% del loro budget per stipendi di funzionari e dipendenti, o che si permettono il lusso di girare con macchine da centinaia di migliaia di dollari e di comprare al modico presso di 100 $ una cisterna di acqua potabile per tenere pulita la carrozzeria dei loro potenti mezzi.
Tutto questo succede in Paesi dove l’accesso di acqua potabile è negato alla maggior parte del popolo. Stranamente però oltre alle quotidiane parate di mezzi potenti e uffici faraonici stile torre d’avorio, di vere strutture sociali di assistenza ai popoli locali a marchio ONG se ne vedono ben poche. Gran parte di questi cooperanti sono spesso visibili nei bar e nei ristornati di lusso degli alberghi di Lagos o Abuja in Nigeria, o nei resort protetti di FreeTown. Quando parli con loro, sembra che l’interesse maggiore sia quello di esportare idealmente il concetto “democratico” occidentale in società di stampo tribale, con una cultura molte volte più antica dei loro paesi di provenienza; quando invece gli chiedi di mostrarti progetti concreti di sviluppo strutturale e sociale, glissano la discussione sulla solita retorica insopportabile del mondialismo, della fratellanza tra i popoli e del quanto siamo bravi in occidente e quanto c’è da esportare in termini culturali, dimenticandosi che l’impero del Benin in Nigeria, per esempio, ha migliaia di anni di storia in più rispetto alla Costituzione degli Stati Uniti.
Le ONG agiscono anche tramite una forte pressione politica sui governi locali, facendo leva sulla mancanza di diritti umani, che a loro detta si deve senza dubbio rispecchiare nei valori dei modelli di democrazia occidentale. Sicuramente le ONG che hanno più risonanza a livello mediatico in occidente sono quelle che operano nelle zone “calde” e più soggette a destabilizzazione. Amnesty International, forse la più famosa, ci bombarda quotidianamente di notizie che definiamo senza dubbio a senso unico, da paesi come Siria, Egitto, Libia e Nigeria. Nella Libia del colonnello Gheddafi ricorderemo che le notizie riguardo presunte violazioni di diritti umani erano all’ordine del giorno, mentre non abbiamo sentito una parola da parte di queste ONG riguardo la menzione nella costituzione libica al diritto alla casa per ogni cittadino o per le grandi conquiste sociali paragonabili se non migliori di quelle occidentali e sulla qualità di vita dei libici. Su Cuba invece ne sono state dette di cotte e di crude, ma nessuna parola sui migliaia di medici cubani che operano negli ospedali dell’America latina o del livello di alfabetizzazione dei cubani. In Siria invece si sono concentrate su una battaglia politica e sociale contro il governo di Assad e l’intervento russo, manco fossero i portavoce del dipartimento di stato americano, ma hanno spesso taciuto quando c’era da denunciare i crimini di terroristi ed estremisti religiosi mascherati da “democratici” ribelli. In Nigeria abbiamo subito un bombardamento mediatico sulla legge anti gay promulgata dal senato nigeriano, ma silenzio strumentale sugli infiniti traffici di denaro e sulle stragi perpetuate dal braccio dell’Isis in Africa , Boko Haram.
Ovviamente c’è da precisare che per fortuna non tutte queste ONG si comportano alla stessa maniera, spesso le più silenziose sono quelle che hanno seriamente portato avanti progetti di cooperazione e di sviluppo. Questa analisi ci deve portare a ripensare i veri obiettivi di certe associazioni, se davvero i milioni di dollaricon cui vengono sostenute (che spesso provengono da fondi governativi) siano veramente usati per favorire la cooperazione e lo sviluppo, o se queste non siano degli strumenti di intelligence protetti dal paravento dei diritti umani, con il fine di mantenere lo statu quo del divide et impera o incentivare la destabilizzazione di nazioni sovrane ed autonome, poco allineate alle politiche economiche globali. Le ONG in molte situazioni non sono nient’altro che il braccio armato di un sistema che ha messo le radici all’interno della nostra istruzione, della formazione dei giovani, che portano avanti idealismi spesso lontani dalla realtà, giocano sull’ingenuità di molti giovani e sulla presunta superiorità culturale di un mondo occidentale che ormai da insegnare ha ben poco.
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