Via ZeroHedge e Mauldineconomics, George Friedman avverte che la crisi bancaria italiana potrebbe portare ad una nuova crisi globale come quella del 2008 e al fallimento del sistema internazionale. Le banche europee sono infatti fortemente interconnesse e la miccia italiana darà fuoco alle polveri della Deutsche Bank, ritenuta dal FMI “il maggior singolo contributore” alle minacce sistemiche. Ma a differenza del 2008, questa è sostanzialmente una crisi politica e amministrativa: è la UE con la sua assurda regola sul bail-in che rende difficile trovare una via d’uscita per le banche italiane, e sono le aspettative degli elettori tedeschi, falsate dalla retorica contro le cicale dell’Europa del Sud, che rendono impossibile il supporto politico a meccanismi di salvataggio.
di George Friedman, 17 settembre 2016
L’Italia è stata in crisi per almeno otto mesi, anche se i media tradizionali non l’hanno ammesso fino a luglio. Questa crisi non ha nulla a che fare con il Brexit, anche se gli avversari del Brexit sosterranno il contrario. Anche se la Gran Bretagna avesse votato per rimanere in Europa, la crisi italiana starebbe comunque accelerando.
L’alto livello di crediti deteriorati (NPLs) è stato un problema da prima del Brexit. E’ chiaro che non c’è nulla nell’economia italiana che possa ridurli. Solo un incredibile miglioramento economico permetterebbe di rimborsare questi prestiti. E l’economia europea non può seriamente crescere abbastanza per aiutare l’Italia. Siamo stati in crisi per un bel po’.
Le banche stanno semplicemente detenendo crediti deteriorati che in realtà sono inesigibili e li attualizzano piuttosto che cancellarli dai bilanci. Ma questo nasconde soltanto l’ovvio. Il 17% dei prestiti in Italia non sarà rimborsato. Questo distruggerà i bilanci delle banche italiane. E non succederà solo in Italia.
I prestiti italiani sono cartolarizzati e rivenduti, e le banche italiane prendono prestiti da altre banche europee. Queste banche, a loro volta hanno ipotecato il debito italiano. Poiché l’Italia è la quarta economia più grande in Europa, questa è la madre di tutte le minacce sistemiche.
Bail-In, non salvataggi
L’unica cosa che può aiutare è un salvataggio pubblico. Il problema è che l’Italia non è parte solo della UE, ma lo è anche della zona euro. In quanto tale, la sua capacità di stamparsi una via d’uscita dalla crisi è limitata. Inoltre, i regolamenti UE rendono difficile salvare le banche per i governi.
L’UE ha un concetto chiamato bail-in, che significa che i depositanti e i creditori della banca perderanno i loro soldi. Questo è ciò che l’UE ha imposto a Cipro. A Cipro, i depositi superiore a 100.000 euro sono stati sequestrati per coprire i debiti delle banche cipriote. Anche se alcuni sono stati restituiti, la maggior parte non lo è stato.
Il bail-in è una formula per la corsa agli sportelli. Il denaro sequestrato a Cipro è arrivato da fondi pensione e stipendi. Roma vuole assicurarsi che i depositanti non perdano i loro depositi. Una corsa agli sportelli garantirebbe un collasso. Un collasso rovescerebbe il governo e darebbe al Movimento Cinque Stelle, un partito euroscettico, delle buone possibilità di governare.
La regola del bail-in esiste perché Berlino non vuole salvare il sistema bancario usando soldi tedeschi. Il sentimento anti-europeo in Germania è in aumento, con la crescente popolarità del partito nazionalista Alternativa per la Germania. I tedeschi si sentono fiscalmente responsabili, e non sopportano di pagare per l’irresponsabilità degli altri.
Pertanto le mani del governo tedesco sono legate. Non può accettare un sistema di assicurazione dei depositi a livello europeo, perché metterebbe a rischio il denaro tedesco. Né può consentire l’eccessiva stampa di euro. Che verrebbero tirati fuori anche dalla Germania.
Gli italiani possono soltanto cercare di gestire il problema ignorando le regole della UE, che è quello che stanno facendo.
La crisi che si diffonde
E un’altra crisi economica europea si sta preparando. La Germania trae quasi la metà del suo PIL dalle esportazioni. Tutta la disciplina e la frugalità dei tedeschi non possono nascondere il fatto che la loro prosperità dipende dalla loro capacità di esportare. La capacità di esportare dipende dalla domanda dei loro clienti.
La Germania esporta pesantemente verso l’UE, e la crisi italiana potrebbe causare una crisi bancaria a livello UE. Questo taglierebbe profondamente le esportazioni tedesche e il PIL, facendo salire la disoccupazione. Logicamente, i tedeschi dovrebbero cercare disperatamente di scongiurare un default italiano. Ma Angela Merkel non è ansiosa di annunciare al popolo tedesco che la loro economia dipende dal benessere dell’Italia.
Chiaramente, le aziende tedesche sono consapevoli del pericolo. La produzione tedesca di beni capitali è scesa di quasi il 4 per cento rispetto al mese scorso. La produzione tedesca di beni di consumo è aumentata solo dello 0,5 per cento.
I consumi tedeschi non possono verosimilmente compensare la metà del PIL della Germania. Inoltre, il Fondo Monetario Internazionale ha recentemente detto che Deutsche Bank è il maggior singolo contributore al rischio sistemico nel mondo. Una bancarotta che corre attraverso l’Europa colpirà Deutsche Bank.
La tessera Stati Uniti del puzzle
Tuttavia, la vera minaccia per la Germania è una recessione negli Stati Uniti. Le recessioni sono normali eventi ciclici necessari per mantenere l’efficienza economica attraverso l’abbattimento selettivo delle imprese inefficienti. Gli Stati Uniti ne hanno in media una una volta ogni sei-sette anni. Nell’economia si è insinuata irrazionalità sostanziale. La curva dei rendimenti dei tassi di interesse sta cominciando ad appiattirsi. Normalmente, un declino importante del mercato precede una recessione da tre a sei mesi. Ciò indica che probabilmente non accadrà nel 2016, ma potrebbe succedere nel 2017.
Data la stagnazione in Europa, la Germania sta spostando le sue esportazioni verso altri paesi, in particolare gli Stati Uniti. Se gli Stati Uniti vanno in recessione, tra le altre cose cadrà la domanda di beni tedeschi. Ma nel caso della Germania, un calo dell’1 per cento delle esportazioni è quasi una caduta di mezzo punto percentuale del PIL. Col minuscolo tasso di crescita della Germania, una caduta di qualche punto potrebbe condurla verso la recessione e una disoccupazione elevata.
Una recessione negli Stati Uniti colpirebbe non solo la Germania, ma il resto d’Europa. Molti paesi esportano verso gli Stati Uniti, sia direttamente sia attraverso la produzione di componenti per i prodotti tedeschi e britannici. Gli USA in qualche modo sono esposti alle bancarotte estere, ma non abbastanza da far cadere il sistema americano. Gli Stati Uniti, con percentuali di esportazione relativamente basse e bassa esposizione, possono resistere al loro ciclo. Non è chiaro se l’Europa è in grado.
La visione d’insieme
L’UE deve affrontare i problemi dell’Italia e della Germania, ma i suoi regolamenti rendono molto difficile trovare soluzioni. Tutto è stato messo in moto nel 2008, ma non è una crisi come quella del 2008. Questa è soprattutto una crisi politica e amministrativa. Il sistema europeo è stato creato per amministrare la pace e la prosperità, non per gestire le complesse rotazioni di un’economia.
L’argomentazione di quelli che sono contro l’internazionalismo è semplice. A volte i grandi sistemi internazionali falliscono. Meno si è aggrovigliati in questi sistemi, meno se ne soffre i danni. E dal momento che tali fallimenti sistemici storicamente portano al conflitto politico e alla crisi, cresce la tesi a favore del nazionalismo – supponendo che non si sia già intrappolati nella crisi sistemica. In ogni caso, l’aumento del nazionalismo segue il fallimento sistemico come la notte segue il giorno.
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