La FIAT scappa in Olanda: Marchionne forse ha la memoria corta...


Il giorno della svolta in casa Fiat è arrivato. Dopo aver interamento acquistato Chrysler ora il gruppo diventa "costruttore di automobili integrato e globale" e assume ufficialmente il nome di Fiat Chrysler Automobiles (Fca). Il Lingotto l'ha reso noto al termine dell’odierno cda, che "ha esaminato le alternative più appropriate per la nuova governance e la nuova struttura societaria". L'obiettivo è dare vita a un’azienda che, per dimensioni e capacità di attrazione sui mercati finanziari, sia comparabile ai migliori concorrenti internazionali, il consiglio "ha deciso di costituire Fiat Chrysler Automobiles N.V., società di diritto olandese che diventerà la holding del gruppo". Le azioni ordinarie di Fca saranno quotate a New York e a Milano. "Ci si attende che Fca abbia la residenza ai fini fiscali nel Regno Unito".
Tutte le attività che confluiranno in Fiat Chrysler Automobiles "proseguiranno la propria missione, compresi naturalmente gli impianti produttivi in Italia e nel resto del mondo, e non ci sarà nessun impatto sui livelli occupazionali".
Entusiasta Sergio Marchionne"Oggi è una delle giornate più importanti della mia carriera in Fiat e Chrysler.  Marchionne ricorda come "cinque anni fa abbiamo iniziato a coltivare un sogno di cooperazione industriale a livello mondiale, ma anche un grande sogno di integrazione culturale a tutti i livelli". Ed ancora: "Abbiamo lavorato caparbiamente e senza sosta a questo progetto per trasformare le differenze in punti di forza e per abbattere gli steccati nazionalistici e culturali".

Letta: sede legale questione secondaria

"Sono convinto, ha detto il premier Enrico Letta, che la vicenda di Fiat da molto tempo a questa parte abbia cambiato completamente orizzonti e confini. Oggi Fiat è un attore globale, cosa che non era prima, e la questione della sede legale, in Olanda, penso sia secondaria. Contano il numero di posti di lavoro, il numero di macchine vendute e la competitività". La sede fiscale invece sarà in Gran Bretagna.
La sede legale all'estero è una questione tutt'altro che secondaria
Se le aziende decidono di delocalizzare, se le aziende decidono di fuggire all'estero e di avere una sede legale all'estero, sicuramente non avremmo un'aumento di competività per il Belpaese, poichè i redditi scaturiti non rientrerebbero nelle casse italiane. Quindi oltre ad avere un Pil del paese estero più alto, poichè la produzione avviene in altri stati, ma soprattutto il Pnl (Prodotto Nazionale Lordo), cioè la somma dei redditi prodotti in uno stato, più alto. E' normale economia, che molti studenti del primo anno sembra sappiano gestire meglio di chi è stato (il)legittimamente eletto.
Marchionne non ricorda, o non vuol ricordare, il (quasi) fallimento della FIAT
Il 26 giugno 2009 il Cipe (Comitato interministeriale programmazione economica) ha assegnato 300 milioni di euro al ministero dello Sviluppo economico per sostenere anche gli stabilimenti Fiat di Pomigliano d’Arco e di Termini Imerese. Dello stabilimento siciliano è già decisa la chiusura per il prossimo 31 dicembre. E comunque tutto quel denaro pubblico, non è bastato neppure nell’immediato “a evitare il rinnovo della cassa integrazione a Pomigliano per un anno, accordato nel dicembre del 2009”.
Non è finita. Il 19 gennaio 2010 l’Italia ha chiesto all’Unione Europea l’autorizzazione per un finanziamento pubblico di 15,8 milioni (pagabile in tre rate tra il 2010 e il 2013) alla Fiat Powertrain di Verrone, in provincia di Biella, per un investimento iniziato nel 2008 riguardante la costruzione di un nuovo tipo di cambio. “Per avere quei soldi la Fiat si impegna ad assumere seicento persone, portando il totale dei dipendenti a quota 1083, ma nella primavera del 2011 le assunzioni effettuate sono state soltanto cento. E quelle cento persone sarebbero state semplicemente trasferite da un altro stabilimento del gruppo Fiat, quello di Mirafiori.
Già prima, nell’aprile 2009, poche ore prima che il presidente americano Barack Obama desse il via libera all’operazione Fiat-Chrysler, l’Unione Europea ha approvato un’altra iniezione di denaro pubblico in favore del gruppo torinese: 37,3 milioni di euro per sostenere gli investimenti destinati alle linee di produzione della Nuova Lancia Ypsilon dello stabilimento siciliano di Termini Imerese dove, secondo i sindacati, dal settembre del 2008 i dipendenti lavorano in media due settimane al mese, mentre le altre due le passano in cassa integrazione. Ancora Termini Imerese, dunque, finanziata pesantemente poco prima che Marchionne ne annunciasse la chiusura.
Con un particolare singolare: secondo gli accordi presi in sede europea, la Fiat avrebbe dovuto assumersi l’impegno di mantenere l’investimento in Sicilia per almeno cinque anni dal momento iniziale dell’operazione, nel 2008. Se dunque Termini Imerese chiudesse prima del 2013, come sta di fatto accadendo, la Fiat dovrebbe restituire i 37 milioni e spiccioli.
La cosa veramente incredibile è che, mentre la Fiat chiude lo stabilimento di Termini Imerese dopo aver incassato ingenti aiuti pubblici nel corso degli anni, lo Stato si prepara a spendere altri 350 milioni di euro per i progetti di reindustrializzazione dell’area industriale siciliana che sta per restare orfana di Marchionne. Ciò che dà sostanza all’idea dello Stato-Bancomat descritta dal libro “Mani bucate” con decine e decine di esempi, di cui il caso Fiat è solo il più eclatante.
La svolta rappresentata dall’ascesa al vertice di Marchionne nel 2004 riguarda tutti gli aspetti della vita aziendale fuorchè l’abitudine di succhiare denaro a Pantalone. L’azienda torinese ha chiesto e ottenuto soldi pubblici allo stesso identico ritmo andante con brio degli anni precedenti”. Trattandosi di un gruppo che si articola in centinaia di società controllate e prende soldi da una miriade di amministrazioni pubbliche, comprese quelle locali, nessuno è in grado di ricostruire quanti finanziamenti abbia effettivamente incassato nel corso degli anni. 
                                                                                    VIS SAPIENTIA

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