Renzi-Berlusconi: le conseguenze dell'accordo



Continua la bufera all’indomani dell’incontro tra Renzi e Berlusconi. Il resto delle forze politiche sembra non aver digerito la scelta del segretario Pd di riaprire a Berlusconi una porta che tanto ci era voluto per chiudere.
Per il “rottamatore” Berlusconi è il leader di un’opposizione che in ogni caso ha raccolto il favore di milioni di italiani, prima ancora di essere lo storico nemico della sinistra. E allora ecco che nella “sintonia” di cui ha parlato sabato non solo non c’è nulla di male, ma si intravede anche una nota positiva: la stessa grazia alla quale probabilmente vedrà la luce una nuova Legge elettorale, “molto semplice. Si fa una legge elettorale per cui chi vince governa stabilmente senza il diritto di ricatto dei partitini” secondo quanto affermato da Renzi stesso su Facebook. “Nasce il Senato delle Autonomie: via i senatori eletti, via i loro stipendi con riduzione del numero dei parlamentari e dei costi della politica. Si cambia il Titolo V, superando non solo le province ma semplificando anche il ruolo delle Regioni (energia, turismo, grandi reti): in più i consiglieri regionali riducono indennità a quelle dei sindaci e si cancellano i rimborsi-scandalo ai gruppi.
Eppure all’interno del Pd non c’è stata ancora un rottura. Si preferisce aspettare la presentazione, prevista per oggi, di una bozza della legge discussa sabato. A non fare mistero della propria ostilità è Fassina, che con Renzi aveva già avuto qualche attrito: “l’accordo non è stato fatto dal Pd, che si dovrà esprimere, ma dal segretario Renzi – ha infatti dichiarato – mi sono un po’ vergognato, perché non dovevamo rilegittimare per la terza volta il Cavaliere dopo che c’è stata una sentenza di condanna“.
Diffidente è anche Gianni Cuperlo, presidente del Partito Democratico: “sul merito per ora è difficile giudicare – ha dichiarato in un’intervista a Repubblica – ma sul metodo, ritengo sia sbagliato“. Cuperlo ha affermato di augurarsi “con tutto il cuore” che si prosegua sulla via delle riforme, purché ciò non comporti che “il prezzo da pagare sia resuscitare sul piano politico chi abbiamo combattuto negli ultimi 20 anni“.
In casa Pd dunque si percepisce più che altro il timore di un ritorno del Cavaliere, specialità in cui quest’ultimo ha dimostrato di non avere rivali, e di un indebolimento del governo Letta. Proprio Letta, tuttavia, per ora sembra convinto che la strada intrapresa dai due leader sia quella giusta.
Ma il pericolo più grave lo avvertono i piccoli partiti, primo fra tutti Nuovo Centro Destra, capeggiato da un Alfano furioso: “si scordino di fare la legge elettorale senza di noi: non possono farla e non la faranno“, ha infatti minacciato. Senza però lasciare via di scampo: “si scordino anche di farla contro di noi“. Insomma: o si va verso una legge che preveda liste aperte e doppio turno, espedienti grazie ai quali viene garantita maggiore rappresentatività ad ogni partito, o niente. Di fatto, il modello di riferimento per Ncd è quello del “Sindaco d’Italia” in cui anche i piccoli partiti, con il secondo turno di votazioni, potrebbero ambire al premio di maggioranza e sedere in Parlamento.
Esattamente quello che Berlusconi è intenzionato ad evitare: “Con questo assetto il Paese è ingovernabile, solo con il bipolarismo si può governare. Il premio di maggioranza di cui stiamo discutendo con Renzi – ha continuato – dovrebbe consentire di avere una larga maggioranza e, quindi, di approvare le leggi in Parlamento. Forza Italia punta a raggiungere il 36 per cento, perché con il 15 per cento come premio di governabilità potrà arrivare al 51 per cento. Dunque al cavaliere la proposta di Renzi non dispiace affatto, essendo quella grazie alla quale potrebbe continuare ad essere uno dei poli attorno ai quali l’Italia non può prescindere.
Le leggi si fanno in Parlamento non in una stanza con due extraparlamentari, uno in attesa del gabbio“, tuona infine Beppe Grillo dal suo blog. I Cinque Stelle hanno seguito gli sviluppi sulle riforme costituzionali senza prendevi parte, in attesa di proporre una legge tutta loro: l’iniziativa, nata sul sul web, verrà votata dagli iscritti e dovrebbe essere pronta in qualche mese.

                                                                                     VIS SAPIENTIA

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