Il fondo monetario internazionale da cos’era a cos’è



La maggior parte delle persone conosce il fondo monetario internazionale o IMF, in inglese, una delle più prestigiose istituzioni economiche internazionali, nata con determinati fini ma tramuti in altri lungo il corso del tempo.


Partiamo dal principio, il fondo monetario internazionale nacque con lo specifico compito, insieme alla banca mondiale, di aiutare e promuovere la crescita economica mondiale.

Il fondo monetario venne fondato all’indomani della fine del secondo conflitto mondiale, formalmente il 27 dicembre 1945, formalmente perché già nel 1944 negli accordi di Bretton Woods si erano gettate le basi su cui doveva fondarsi.

Fin dal suo concepimento l’FMI non ebbe vita facile, nel momento della sua costituzione si fronteggiarono due opposti stili di interpretazione, uno capeggiato dall’ economista inglese Keynes, il quale proponeva l’Fmi come una specie di fondo mutualistico che servisse ai paesi facenti parte come un sistema dove attingere per scongiurare crisi come quella degli anni venti.

L’altra prospettiva era formalizzata dagli Stati Uniti i quali immaginavano il fondo monetario come una banca, in quanto i paesi che avessero attinto dai prestiti del fondo monetario li avrebbero dovuto restituire nel tempo con interessi calcolati pre-contrattualizzati.

Ovviamente la visione vincente fu quella statunitense, ovviamente nel 1944-1945 i rapporti di gioco-forza erano dominati dagli U.S.A.

Il lavoro svolto dall’ FMI fino al 1980 fu abbastanza marginale, il vero duro lavoro di stabilizzazione si ebbe soltanto nei due shock petroliferi 1973 e 1979.

Dopo il 1979 si ebbe la vera svolta, con Ronald Regan e le sue idee neoliberiste cambiarono la concezione dell’intera parte occidentale del pianeta e con esse anche la governance delle istituzioni internazionali.

La deregolamentazione dei mercati finanziari cominciò a fare i suoi primi danni già nel 1987 con il famoso “lunedì nero”, ma quello era solo l’inizio.

Il vero assaggio di cambio di politiche monetarie e fiscali del fondo monetario si sono viste nella crisi valutaria del Messico nel 1994, trovatosi in una fase speculativa il Messico, all’epoca il pesos perse il 100% del valore nell’arco di qualche mese, fu costretto ad invocare l’aiuto finanziario dell’FMI.

Qui cominciarono i primi veri accenni di quello che poi sarà applicato per ogni paese che accetti l’aiuto monetario, in cambio degli aiuti che l’Fmi concesse al Messico, al governo messicano venne suggerita un’agenda di riforme che avrebbe dovuto attuare in cambio del salvataggio, ovviamente l’agenda come tutti già immaginate fu “un’agenda di lacrime e sangue”, vi ricorda qualcosa?

L’impostazione è sostanzialmente una: taglio della spesa pubblica, innalzamento de tassi d’interesse e manovra principe di tutto questo la distruzione della domanda interna per il riallineamento della bilancia commerciale con l’estero.

Ovviamente queste manovre in una fase di recessione non sono molto intelligenti, la distruzione della domanda interna, con l’innalzamento dei tassi d’interesse fa tecnicamente sprofondare il paese in deflazione, cosa che non fa comodo al paese debitore ma fa molto comodo al credito cioè FMI (U.S.A.).

La concomitanza vuole che nel momento in cui il Messico chiese gli aiuti finanziari, di ratificò anche il NAFTA.

Continuando a scorrere la storia incontriamo un’altra crisi trattata in maniera non proprio impeccabile dall’FMI, la crisi delle tigri asiatiche del 1997.

Questa crisi fu innescata dalla speculazione sui titoli dot com, i titoli speculativi informatici, ovviamente la speculazione ebbe luogo negli States, ma a farne le conseguenze furono altri.

Anche qui i paesi che accettarono i parametri fiscali e valutari, ma ovviamente la distruzione della domanda interna di un paese comporta anche la diminuzione delle esportazioni del paese vicino, ebbene si di solito si commercia con chi ti sta vicino non con chi ti sta lontano.

La spinta sui tassi d’interesse al rialzo provocò come in Messico un afflusso di capitali che ovviamente per poterli mantenere i governi avrebbero dovuto richiede il soccorso dell’FMI, tutto questo ha generato nell’area asiatica per circa un decennio, ed alcuni stati lo vivono tutt’ora un impoverimento constante delle condizioni di vita della popolazione.

Venne poi il momento della crisi russa del 1997, una crisi innescata da vari fattori, i principali sono stati: 1) transizione da un’economia pianificata a un’economia di mercato; 2) crisi asiatica, vista poco fa; 3) crollo del prezzo del petrolio;

la crisi russa fu un mix di fattori, il crollo del prezzo del greggio, con un forte disavanzo commerciale, legato a una transizione economica, fece sì che anche la Russia si dovette piegare al volere dell’FMI in cambio di politiche fiscali e valutarie volte a tutelare i creditori e non coloro che beneficiavano degli aiuti, i quali comunque non finivano nell’economia reale ma servivano solo a far s’ che le banche indebitate non fallissero, come nelle altre crisi viste precedentemente, non un solo dollaro è finito nell’economia reale.

A seguito della crisi russa nel 1998 ci fu la crisi del Brasile, questa come quelle argentina che vedremo dopo partono dal presupposto dell’aggancio di una moneta su una più forte, in questo caso il dollaro statunitense.

Fino al 1998 il Real brasiliano era dichiarato fisso con la valuta statunitense, ma un cambio fisso protratto nel tempo non è mai una cosa saggia, i forti squilibri di finanza pubblica, ingenti afflussi di capitali dall’ estero combinarono la crisi brasiliana in una delle più profonde che investirono il Brasile in tutta la sua storia.

Come avrete già capito la storia si ripete e anche il Brasile accettò i duri parametri imposti dall’ FMI, la storia già si conosce, quindi innalzamento dei tassi d’interesse, protezione per i creditori e via discorrendo, ovviamente tutto questo a spese della collettività.

La crisi più emblematica dei primi anni 2000 è sicuramente la crisi dell’Argentina.

Fino a quel momento l’Argentina era portata come esempio mondiale dall’ FMI come “il miglior alunno della classe”, in quanto avevano una parità fissa col dollaro statunitense, stavano tagliando gran parte della spesa pubblica, ma c’era un grande problema, la deflazione, associata a un debito elevato ha fatto si che nel 2001 in Argentina si scatenò la corsa agli sportelli, ma perché è successo questo?

La risposta è abbastanza semplice, la restituzione del debito sovrano elevato in presenza di deflazione, tassi d’interesse elevati e soprattutto con cambio fisso, portano un onere del debito insostenibile nel lungo periodo, essendo che la parità sul dollaro persisteva già da due decenni, ma il crollo del brasile, quindi con annessa svalutazione del real, abbinata a una rivalutazione del dollaro, fecero sì che l’Argentina non poté più sostenere quella situazione, la storia poi la conosciamo tutti.

Queste sono state le principali crisi trattate dall’FMI dopo la sua riforma del 1980, molte voci da li in avanti si sono scagliati contro il fondo monetario, da Stiglitz a Sen, passando per Piketty, molto recente è la critica di Stiglitz contro le istituzioni internazionali sulla nuova crisi argentina del 2013, in quale questi organismi si sono preoccupati più di salvaguardare i “fondi avvoltoi” rispetto al benessere collettivo.

Quindi l’FMI da prestatore di ultima istanza, quale era il suo ruolo per cui fu concepito, è diventato palesemente il braccio armato del Tesoro degli Stati Uniti, il mezzo con cui piegare e modellare il mondo secondo la logica distorta e malata di capitalismo selvaggio e senza limiti.

Quindi la domanda sorge spontanea, ma tutte queste organizzazioni sovranazionali che professano di difendere la libertà dei popoli (ma in realtà la libertà è solo dei capitali finanziari), sono così necessari come ci propinano tutti i santi giorni o l’umanità potrebbe anche stare meglio senza di loro? Questa è una domanda a cui ognuno di noi dovrebbe pensare. 

Nessun commento:

Esprimi la tua opinione

Gentile lettore, puoi manifestare liberamente la tua opinione, ma ricorda che tutti i commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti ed approvati, per proteggere il sito da eventuale spam. E' necessario usare un linguaggio consono ed evitare offese, frasi volgari e diffamazioni delle quali la nostra associazione NON E' RESPONSABILE. Per proporre articoli, chiedere informazioni sulle nostre attività ecc. contattaci inviando una mail a vis.sapientia@gmail.com