Sarebbe troppo facile affermare che Muhammad Alì sia finito KO nel match più importante della sua vita contro il morbo di Parkinson, che lo affliggeva da più di 30 anni. L'ex 4 volte campione del mondo sfidò e sconfisse pugili dal calibro di Liston (alla rivincita), Joe Frazier, George Foreman (suo acerrimo nemico divenuto poi uno dei suoi migliori amici).
Ritiratosi nel 1981 (il suo allenatore lo notò lento nel gioco di gambe, di cui Alì era uno specialista, segno che il morbo di Parkinson lo aveva già colpito), Alì non era prono al pensiero politicamente corretto (i media vi diranno che era un grande uomo, ma il resto no): era americano, era nero, era musulmano: ERA UN GRANDE UOMO. Ve lo diranno anche i media che era un "grande uomo" dando al concetto di "uomo" un significato al passo con i tempi di decadenza che viviamo. Non ve lo dicono i media, ve lo dice lui.... con le sue parole: "Io sono razzista". Ci riferiamo al suo discorso sull'identità razziale:
Alì parla delle identità razziali (intervista del novembre 1971).
Se un bianco, di questi tempi, dicesse le stesse cose verrebbe denigrato, insultato e accusato di razzismo dai seguaci del finto buonismo.
VIS SAPIENTIA
Un ottimo articolo che rende omaggio al grande uomo Muhammad Alì. Che la terra gli sia lieve!
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