Il neoliberismo come tirannia


Fino ad ora le previsioni di Marx riguardo una implosione del sistema capitalistico non si sono affatto avverate. Quest’ultimo infatti, nell’ultimo secolo, non solo è stato in grado di trovare sempre nuovi e più efficaci strumenti per perseguire il suo dominio, ma ha anche fatto in modo da spostarsi progressivamente più “in alto”, in modo tale da costruirsi una roccaforte ancora più difficile da espugnare. La logica del dominio viene dunque perpetrata dalla cosiddetta “alta finanza”, la quale, imbevuta dell’ideologia neoliberista e in nome della fandonia secondo la quale più il mercato è libero e più il benessere dei cittadini aumenta, continua indisturbata e lontanissima dagli occhi dei cittadini a decidere la sorte degli stessi. Il paradigma Marxista di “lotta di classe” fra il proletariato e la borghesia non ha più modo di esistere in un’epoca in cui quest’ultime non vivono una situazione di conflitto fra loro, bensì paradossalmente si ritrovano ambedue relegate in una posizione di subalternità e di quasi inconscio sfruttamento. 

La logica neoliberista infatti , tramite l’aiuto e l’approvazione semi-tacita dei governi degli Stati occidentali, ha oramai permeato tutti gli ambiti della vita delle persone e in nome del dogma del mercato libero e senza regole ha sicuramente contribuito, col passare degli anni, all’allargamento della forbice della ricchezza mondiale. In un’epoca in cui la morte delle vecchie ideologie è sicuramente comprovata da tempo e il primato della politica ha fatto spazio a quello dell’economia, l’elite finanziaria ha creato la sua ideologia, più subdola, ma infinitamente più efficace:il neoliberismo. Quest’ultimo viene considerato da molti economisti, da Von Hayek a Friedman, come una vera e propria scienza esatta, la quale dovrebbe portare inevitabilmente al benessere mondiale. Così dagli anni 80’ il neoliberismo ha cominciato a dominare incontrastato, anche grazie all’approvazione delle elite politiche occidentali, le quali, per stupidità o convenienza, hanno contribuito all’allargamento incontrastato del fenomeno.

Ma quali sono gli strumenti di cui dispone l’elite finanziaria per perseguire il proprio dominio e per evitare la nascita di un sistema alternativo?. La ricetta del neoliberismo prevede come ingredienti fondamentali: la Deregulation, cioè l’abbattimento dei dazi doganali e del protezionismo in generale andando a limitare dunque le norme e regole che tendono a limitare l’accumulazione del profitto; la Privatizzazione, cioè la progressiva sostituzione di servizi pubblici con servizi privati o privatizzati; l’abbattimento delle spese sociali come la sanità, la Scuola, il sistema pensionistico. La logica del dominio neoliberista, nel corso degli ultimi 30 anni, ha sicuramente beneficiato delle scelte delle elites politiche del mondo occidentali, le quali, in primis hanno assecondato lo scoppio della globalizzazione, in secondo luogo hanno acconsentito a costruire l’impalcatura dell’Unione Europea, che ha essenzialmente fornito la base giuridica per il perseguimento della deregulation e della privatizzazione, e in ultima analisi continua a porre in essere una politica migratoria sregolata che altro non fa che abbassare il costo del lavoro. 

Il risultato di tutti questi addendi è indubbiamente la restrizione dei diritti sociali, messi costantemente in secondo piano rispetto alla logica del profitto che finisce inevitabilmente per ingrossare le tasche di chi già le ha piene a discapito di coloro che combattono per arrivare alla fine del mese. Il vero e immenso problema è che questa logica onnicomprensiva sembra non dare possibilità reali alla sfera politica di poter creare un sistema alternativo più giusto, cioè un sistema che possa porre in essere un connubio fra il capitalismo economico e il benessere reale dei cittadini, il quale dovrebbe essere oggettivamente e non soggettivamente, lo scopo finale di ogni attività politica ed economica. Non resta che aspettare tempi migliori, tempi in cui i cittadini acquistino la consapevolezza del sistema nel quale vivono e in cui i politicanti comincino a pensare seriamente alla popolazione che rappresentano, estraniandosi il più possibile dalla mera logica del denaro.

Fabio Iocco

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