Udo Ulfkotte e la denuncia delle menzogne occidentali

Il libro-eredità del giornalista tedesco svela la collusione fra l'informazione occidentale e i servizi segreti d'oltreoceano

 


Si è spento a 56 anni nel silenzio generale Udo Ulfkotte, giornalista tedesco da tempo tagliato fuori dalla stampa mainstream del suo Paese a causa delle sue posizioni anti Merkel e del suo libro rivelazione “Giornalisti comprati”, dove l’autore spiegava il ruolo segreto dei servizi americani nel manipolare l’informazione in Europa, specialmente in Italia e Germania, al fine di agevolare lo sviluppo delle politiche nordamericane nel Vecchio continente.
Dopo 17 anni passati in uno dei principali giornali tedesci, la Frankfurter Allgemeine Zeitung, politicamente collocata su posizioni di centro-destra conservatrici e liberali, Ulfkotte è diventato scomodo al sistema quando rivela la verità sui media occidentali e su quella che appare essere una vera e propria operazione di propaganda proveniente da Washington.

Come dichiarato dallo stesso, “prima di tutto è necessario rendere autorevole il giornalista a libro paga, facendo riportare i suoi articoli, dandogli copertura internazionale e premiando i suoi libri. Molti premi letterari non sono che premi alla fedeltà propagandistica”, egli prosegue poi con un aneddoto personale “in occasione della  crisi libica del 2011, sono stato imbeccato dai servizi perché annunciassi sul giornale, come fosse un fatto assodato, che Gheddafi era in possesso di armi chimiche ed era pronto ad usarle contro il suo popolo inerme”. L’autore ha denunciato così la collusione fra la stampa tedesca e servizi segreti americani, volta a orientare e manipolare l’opinione pubblica a favore degli interessi statunitensi. 

Ma quale era il destino per le penne che si erano rifiutate di prendere parte a questo sistema di falsità e di mercenari professionisti dell’informazione? È presto detto: “se si trasgredisce la linea filoatlantica, le conseguenze sono altrettanto note, ovvero la perdita del lavoro, il triste isolamento professionale, fino alle minacce dirette e alle persecuzioni”.

Il medesimo destino è toccato anche a Ulfkotte, che, preso dai rimorsi di coscienza, ha deciso di raccontare la sua verità, consapevole delle difficoltà a cui andava incontro: il reporter ha rivelato infatti di aver subito sei perquisizioni nella sua abitazione con l'accusa di aver rivelato segreti di Stato, oltre al già noto ostracismo del mondo della carta stampata nei suoi confronti.
Nell’ultimo periodo della sua vita il giornalista ha pesantemente attaccato le politiche della Cancelliera tedesca Angela Merkel, accusandola di aver violato reiteratamente la Costituzione tedesca, in particolare riguardo le politica di accoglienza e l’opinabile gestione dei flussi migratori in Germania.

L’esperienza di Ulfkotte ci lascia in eredità l’esigenza di soppesare le notizie riportate dai giornali più “autorevoli” per tiratura e diffusione, che spesso risultano essere viziate, o addirittura, come denunciato dal giornalista tedesco, falsate.
Peggio dei complottisti che vedono massoni e scie chimiche ovunque, ci sono soltanto gli anticomplottisti di professione che se ne bevono di ogni.

Mauro Gagliardi



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